010 - A volte ritornano - Parte 3
- Max Pinkle
- 25 feb 2018
- Tempo di lettura: 7 min
Faccio continuare senza sosta la maratona in cui ti espongo i racconti contenuti nella raccolta A volte ritornano. Se non hai letto le parti precedenti puoi tranquillamente proseguire, ma ti consiglio vivamente di buttarti nelle parti uno e due, così puoi capire quanto sono prolisso e noioso.
Siamo arrivati (solo?) al quinto racconto della serie:
5 – IL COMPRESSORE
Titolo originale: The mangler

Il compressore. Cosa ti fa immaginare? A me (che sono uno terra-terra), fa venire in mente un aggeggio che attacchi a una presa e produce aria compressa, utile per gonfiare le gomme della macchina o per spruzzare vernice. Oppure un aggeggio da cantiere un po' più grosso, con motore diesel, che fa aria compressa più compressa per svariati utensili rumorosi.
Bene, in questo racconto NON si parla di un compressore.
Il solito colpo da maestro dei traduttori italiani ha trasformato una stiro-piegatrice industriale in un attrezzo che comprime aria, ma spazzo subito via questo equivoco: mangler in inglese indica un màngano, ovvero una sorta di calandra industriale utilizzata nelle lavanderie per stirare stoffe, o nell'industria tessile per altri trattamenti che non conosco. Cos'è una calandra? Una specie di pressa che invece di avere due grandi superfici piatte spinte una contro l'altra, ha una serie di rulli attraverso i quali passano vari oggetti, che ne escono decisamente più piatti.
Era così importante elargire tutti questi tecnicismi? Sì e no.
Voglio dire, la storia si capirebbe benissimo comunque, ma si capisce di più se si riesce a immaginare di cosa parla. A partire dal titolo. E poi per dare il necessario lustro al vero protagonista di questa storia: la Stiropiegratice Rapida Hadley-Watson modello 6.
Questo racconto è stato pubblicato la prima volta nel numero di dicembre '72 di Cavalier. Il rapporto del giovane King con questa rivista evidentemente era più che platonico. Un bel trampolino editoriale non si rifiuta mai, credo.
La storia è semplice (e anche un po' trash, se vogliamo dirla tutta): l'investigatore John Hunton è stato incaricato di indagare sullo spaventoso incidente mortale accaduto in una lavanderia industriale; un'addetta, la signora Frawley, è stata letteralmente risucchiata e maciullata dalla stiropiegatrice di cui sopra. I tecnici esaminano il macchinario ma non emerge niente di anomalo. Hunton ne parla con un vecchio amico, il professore Mark Jackson, che si appassiona al caso. Nel frattempo anche un altro addetto, George Stanner, viene risucchiato dal mangano, perdendo un braccio; il fatto strano è che il suo collega strappa tutte le valvole dal quadro elettrico nel tentativo di salvarlo, ma il macchinario non si ferma!
L'investigatore e il professore iniziano a convincersi che il màngano sia posseduto da una presenza paranormale. Da qui iniziano a raccogliere indizi per capire come ciò sia possibile, e preparano una sorta di esorcismo per liberare il macchinario dai dèmoni. Si presentano una notte nella fabbrica chiusa, ma il rito ha un esito fatale al povero Mark, perché la stiropiegatrice assetata di sangue non vuole saperne di placarsi: si stacca dalla sua base e si muove per “divorare” la sua vittima. Hunton in fuga si rifugia a cercare aiuto, ma si accorge che ormai il macchinario è per strada, a caccia di sangue.
Ecco cosa intendevo per “un po' trash”. La possessione demoniaca, la “ricetta” che l'ha scatenata (sangue di vergine, zoccolo di cavallo, eccetera eccetera), l'esorcismo, il macchinario impazzito per le strade della città. Sembra un po' difficile da sostenere, sfiora la pacchianata, però il racconto ha il suo stile. Sembra un po' quelle storie di mystery degli anni Quaranta, dove il fattaccio grottesco era accompagnato da esotici oggetti, improbabili armi del delitto e qualcosa di soprannaturale a governare tutto. Un fantasma, un demone, una maledizione...
Per questo motivo non declasserei il racconto al livello fumettistico stile Fangoria, che invece resta fermamente piantata nell'ambito letterario. Pop, ma pur sempre letteratura.
E che sia popolare è dimostrato dalla produzione cinematografica che ne è nata.
I FILM
THE MANGLER – LA MACCHINA INFERNALE
FILM

Titolo originale: The mangler
Data di uscita (USA): 3 marzo 1995
Regia: Tobe Hooper, Anant Singh
Sceneggiatura: Tobe Hooper, Stephen David Brooks
Company: Distant Horizon, Filmex, Allied Film Productions
Durata: 106 min
Formato: 1,85:1
Incasso USA: $1.780.000
Tobe Hooper torna a mettere le mani su materiale kinghiano (ti ho già parlato della mini-serie TV 'Salem's Lot), e nel 1995 gira un film per il cinema basato su questo racconto. La brevità del materiale originale fa sì che gli sceneggiatori aggiungessero un po' di ciccia alla storia, infatti troviamo qualche personaggio e intreccio in più. La vicenda di base è quella che troviamo nel racconto, ma qui abbiamo anche un frigorifero (!!!) posseduto, un patto col diavolo, sacrifici umani e un po' più d'azione.
Non racconto la trama, ma sottolineo un paio di dettagli che val la pena considerare. Il primo è la scrittura di Robert Englund nella parte del perfido padrone della lavanderia, Bill Gartley. Englund è un veterano del mondo horror, avendo impersonato per anni il mitologico Freddy Krueger in tutti gli episodi di Nightmare. La sua presenza è un colpo eccellente, la sua parte è interpretata magistralmente, o meglio, è interpretata come solo lui sa fare: in maniera ostentata, teatrale, esageratamente grottesca.

Certo, c'è ben poco realismo in questo film: la fabbrica è buia, piena di vapore, una vecchia struttura ottocentesca di ghisa, mattoni e inferriate, vecchi macchinari sbuffanti e operai schiavizzati da aguzzini impietosi, che li rimandano a lavorare anche se sono feriti o malati. Un ambiente che raffigura la frenesia di Metropolis mista a una visione più marxista del marxismo rispetto ai padroni dittatori e ai lavoratori brutalizzati, che la rende totalmente fiabesca e porta il film molto lontano dal libro. A suon di pennacchi di vapore, vecchie valvole, cilindri e il sudaticcio Gartley che bercia come un forsennato, muovendosi su gambe malferme piene di inserti di acciaio (quasi un androide di stampo steam-punk), il realismo va a farsi benedire, ma il film comunque è godibile.

Altro volto noto nel film è Ted Levine, che interpreta l'ispettore John Hunton, e che aveva recitato nei panni del serial-killer Buffalo Bill ne Il silenzio degli innocenti. Se non sai di cosa sto parlando corri immediatamente a colmare questa lacuna, perché penso si tratti di uno dei film migliori della storia del cinema.
La lavanderia si chiama Blue Ribbon, come ritroveremo nel romanzo Uscita per l'inferno, a firma Richard Bachman (pseudonimo di King, come ti ho raccontato nel post su Ossessione).
Questa pellicola è stata girata fra Londra, Los Angeles e Sudafrica. Non proprio una produzione casalinga! Eppure fu stroncato dalla critica, probabilmente perché il tema è assolutamente inverosimile, quindi non può di diritto rientrare fra la categoria assolutamente arbitraria dei “film seri”. Ma se non può farlo questa produzione, figuriamoci le prossime due!
(Piccola nota, che ormai mi farà sembrare un anti-patriota: in italiano hanno finalmente deciso di togliere la parola “compressore” dal titolo, ma non hanno rinunciato ad aggiungere “La macchina infernale”. Che di per sé non è nemmeno tanto sbagliato, considerata la trama, ma sembra proprio che avanzassero questa definizione da “Christine” (capolavoro di John Carpenter di cui non vedo l'ora di parlarti) e volessero appiopparla anche qua, forse per tentare di vendere due DVD in più. Con questa logica potevano aggiungerlo anche ad altri film, come “L'ombra dello scorpione – La macchina infernale” o “Cujo – La macchina infernale” o “IT – La macchina infernale”. Sai che incassi!)
THE MANGLER 2
FILM

Titolo originale: The mangler 2
Data di uscita (USA): 26 febbraio 2002
Regia: Michael Hamilton-Wright
Sceneggiatura: Michael Hamilton-Wright
Company: Banana Brothers Entertainment Inc., Barnholtz Entertainment, Mangler Productions
Durata: 97 min
Formato: 1,85:1
Budget: $ 4.000.000
Questo è il classico film di cui ti parlo solo perché esiste. Per nessun altro motivo potrei celebrare il giorno in cui Michael Hamilton-Wright si è svegliato con l'idea di scrivere una sceneggiatura mediocre ed associarla in qualche modo al nome di Stephen King. D'altronde il fatto che il film sia stato girato in 22 giorni in un'unica location in British Columbia, Canada (una ex-base delle Forze Canadesi dismessa) la dice tutta sul risultato cinematografico.
La storia, come vedrai, non c'entra una mazza con il racconto: Joanne Newton, ribelle fanciulla in cerca di attenzioni da parte del padre che è sempre totalmente assorbito dal proprio lavoro presso un'azienda informatica, installa un super-virus nel sistema operativo della scuola privata che frequenta. Questo virus, chiamato Mangler 2.0, è però dotato di un'intelligenza artificiale, che si connette ai nuovissimi sistemi di sicurezza della scuola, intrappolando chiunque si trovi al suo interno con lo scopo di far fuori tutti a suon di scosse elettriche e trucchetti vari.
Fine del film.

Inutile specificare che l'unico legame con il racconto è soltanto nel nome del virus informatico killer, e nella vaga analogia con il concetto della “macchina posseduta da un'intelligenza maligna e distruttrice”. Vorrei dire qualcosa di più, ma effettivamente niente di questo film può essere guardato con qualche interesse. Ci hanno comunque provato, piazzando tatticamente qualche ragazza in bikini, totalmente a vanvera.
THE MANGLER REBORN
FILM

Titolo originale: The mangler reborn
Data di uscita (USA): 29 novembre 2005
Regia: Matt Cunningham, Erik Gardner
Sceneggiatura: Matt Cunningham, Erik Gardner
Company: Assembly Line Studios, Barnholtz Entertainment, MEB Entertainment See Durata: 84 min
Budget: $ 200.000
Innanzitutto è quasi un miracolo che un film costato non più di un'auto sportiva abbia immagini decenti da guardare; invece devo ammettere che visivamente non è del tutto una ciofeca. Tant'è che anche Reel Films afferma (nella sua stroncatura) che il film è comunque “un capolavoro comparato ai suoi due predecessori".
Anche in questo caso possiamo aspettarci ben pochi legami con la storia originale, ma qualcosina di più rispetto a The mangler – 2 sì, visto che si tratta di un vero sequel.

La vicenda ci racconta del tecnico riparatore Hadley, che dopo le vicende accadute alla Blue Ribbon ricostruisce la famigerata stiropiegatrice a casa sua (!!!), la risveglia col proprio sangue, e da lì in poi deve continuamente nutrirla, visto il legame indissolubile così creato. Il suo corpo marcirebbe se non mantenesse viva la macchina, quindi inizia la caccia.
Notare che lui si chiama Hadley, mentre incontriamo altri due personaggi femminili: Louise e Beatrice Watson (che perlopiù, assieme ad altri tizi, vagano e piagnucolano correndo qua e là per la casa di Hadley, prendendo martellate giù per il cranio, tanto per gradire).
Perché nomino proprio questi personaggi, in mezzo ad altrettanti insulsi figuranti? Perché Hadley-Watson è, guarda caso, proprio la marca del màngano infernale. Coincidenza e complotto!
Ok, lo so, sto trattando questi film come spazzatura, comunque, dovendo consigliare uno dei tre, forse questo è il più divertente e gore del trio, quindi, con la dovuta spensieratezza e cafonaggine, lo proporrei volentieri per una serata cine-goliardica. Anche se per attinenza al racconto e per l'importanza di regia e cast dovrei consigliare sicuramente il primo del lotto.
Credo di averti sufficientemente stordito di chiacchiere anche stavolta, quindi per fare amicizia con The boogeyman, sesto racconto della raccolta, dovremo aspettare il prossimo post: A volte ritornano – Parte 4.
Max Pinkle
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