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020 - A volte ritornano - Parte 13

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 12 feb 2019
  • Tempo di lettura: 10 min

Sono un disgraziato e ti spiego perché: siamo a febbraio del 2019, questo blog è nato il 29 dicembre 2017 e io, il 29 dicembre di questo 2018 NON HO FESTEGGIATO IL PRIMO ANNO DEL BLOG!!!!

Rendiamoci conto, questo dovrebbe essere stato l'avvenimento del Secolo!

Il mondo infatti era col fiato sospeso, negli States è partito lo shutdown, i fondi pubblici si sono arrestati in attesa di vedere se avrei organizzato o meno qualche evento per il compleanno del blog. L'Europa è stata lì lì per non approvare la nostra Legge di Bilancio perchè osservavano i movimenti del blog.

La neve qui in Trentino non arrivava, e io stupidamente guardavo il cielo con la bocca aperta e gli occhi da bue grasso, mentre avrei dovuto capire perché non nevicava più... Il mio blog è stato dimenticato dal suo stesso creatore, un Demiurgo Ingrato che se ne è altamente fregato.

Sì, ormai è tardi, è vero. Capisci che il minimo che posso dire di me stesso è che sono un disgraziato, no?

Va bene, organizzerò un party tardivo con le trombette, i cappellini di carta, l'aranciata amara e le Dixi (sì, sì, lo so, non si fa pubblicità, ma chi se ne frega, io alla mia festa porto le Dixi con tutte quelle briciole unte e puzzolenti che si attaccano alle dita). Sarà un party virtuale, per me e basta, e lo passerò gobbo sul PC a scrivere questo nuovo articolino.

Fine dell'auto-celebrazione (in ritardo) e via col vento!

PS: te l'ho già detto, vero, che in questo blog è tutto un pullulare di spoiler? Cioè, io qua spiego le trame, colpi di scena finali compresi! Ti avviso!


18 – L'UOMO CHE AMAVA I FIORI

Titolo originale: The man who loved flowers


In questo racconto fa capolino un tipo di malvagio che, a mio avviso, il nostro King non ha mai del tutto esplorato, né prima né successivamente, forse perché quelli veri fanno più paura di quelli inventati: il serial-killer. Ok, non sapevo come fare ad arrivarci piano, quindi BAM, beccati questa, alla fine è un serial-killer!


“Ma di cosa **** sta parlando?!” penserai...


E va bene, ricapitolo: questo breve racconto di King era uno dei più “freschi”, al tempo della pubblicazione su A volte ritornano. Infatti vide la luce sulle pagine piccanti di Gallery, ennesima rivista specializzata in anatomia femminile, nel numero di agosto 1977, appena un anno prima dell'uscita della raccolta.


Ambientato in una New York del 1963 (a maggio, per la precisione), ci racconta... una passeggiata. Sì, più o meno soltanto questo. Il personaggio che seguiamo è un giovanotto ben vestito, dalla camminata leggera e sognante, con l'aria trasognata degli innamorati. Scendendo per la 3rd Avenue cattura lo sguardo dei passanti, alcuni dei quali sorridono bonariamente e commentano l'evidente stato di innamoramento del ragazzo. Si ferma poi al banchetto di un fioraio, da cui compra una mezza dozzina di rose, e dove apprendiamo che saranno un dono per l'amata Norma. Il cammino prosegue fino a un vicolo, la sera è ormai calata, e finalmente il ragazzo incontra una ragazza, la chiama per nome, lei non fa in tempo a rispondergli di non essere Norma, perché lui, intuito l'errore, estrae un martello dall'interno della giacca e per qualche minuto si diverte a spappolare il cervello della poveretta. Apprendiamo altresì che questo gesto è stato ripetuto altre cinque volte dal giovanotto, e che la vera Norma è morta dieci anni or sono, lasciandolo leggerissimamente destabilizzato.

La storia è semplice, cruda, senza fronzoli e malvagia come il veleno. Lo è perché non ha niente di solenne, non la fumosa atmosfera di una Londra ottocentesca da Jack Lo Squartatore, e nemmeno la nebbia che pervade il college in Primavera da fragole (altro racconto serial-killeristico di King), che almeno creava attesa, sospensione e quant'altro. No, qui c'è la gioiosa e casuale perfidia di un allegro e gioviale assassino totalmente pazzo, malato e che colpisce ragazze in maniera del tutto casuale. Se qualcuno conosce la storia di Ted Bundy non potrebbe che inorridire di fronte al totale realismo di questo piccola racconto. Quante ragazze, fra gli anni '60 e '90 sono state ritrovate fatte a pezzi, torturate e violentate a causa di pazzi maniaci seriali, e della scarsa conoscenza di questo particolare profilo criminale? King è stato in grado, in quattro paginette, di descriverne un esemplare con spietata efficacia.

Il fatto che la ragazza morta si chiami Norma, secondo me potrebbe essere un omaggio a Robert Bloch e al suo Psycho, in cui è la morte della madre Norma a scatenare gli impulsi folli di Norman Bates. Ma questa teoria è una mia illazione, con nessuna prova a supporto.

I FILM

Siamo di fronte a uno dei racconti più brevi della raccolta, che però ha riscosso un notevole interesse da parte dei registi di Dollar Babies, probabilmente perchè molti registi indipendenti si sono lasciati ingolosire dall'apparente semplicità della storia, narrabile con pochi effetti visivi e quindi con budget più abbordabili. Ce ne sono talmente tanti che mi tuffo subito!

The man who loved flowers, USA – 1995 – 13 minuti, di Tim Azarian. Jazz di sottofondo, film in bianco e nero decisamente newyorkese, con voce narrante a commento delle immagini. Bel prodotto di nicchia, per amanti del retrò. Ma così di nicchia, che a parte trovare il film su YouTube, non sono riuscito a pescare nessun'altra notizia.

The man who loved flowers, USA – 1996 – 5 minuti, di Andrew Newman. Girato in un'unica location a Syracuse, New York, questo progetto scolastico, come spesso accade per i Dollar Babies, ottenne i diritti dallo staff di King soltanto 14 anni dopo la sua creazione, cioé nel 2011! Il regista recita nel suo stesso film la parte del venditore di fiori e il tutto ha un sapore di musical, un piglio divertente e leggero, prima del colpo di scena finale. Queste comunque sono tutte notizie raccattate dalla rete, perché del film stesso non c'è traccia da nessuna parte, essendo nato in epoca pre-YouTube (affermazione smentita dal paragrafo precedente, ma fai finta di non ricordartelo, così faccio bella figura). Per vederlo bisogna rintracciare qualche Dollar Baby Festival in giro per il mondo.

Flowers for Norma, USA – 2010 – 10 minuti, di Juan Pablo Reinoso. Unico adattamento che ci riporta nel 1963, anno in cui è ambientato il racconto, con tanto di automobili e acconciature dell'epoca. Già questo lo mette un gradino sopra gli altri, in termini di cura nella produzione; il regista ammette di aver avuto il gioco un po' più facilitato potendo girare a New York, esattamente a Brooklyn, dove gli elementi architettonici dell'epoca sono ancora intatti, e di essersi concentrato su alcuni dettagli, in modo da dare l'idea che il tutto fosse di un'epoca precedente. Il cambio di titolo rispecchia un maggiore focus sulla storia di Norma, l'amata del protagonista, e dona al film un mood molto più romantico degli altri.

The man who loved flowers, Canada – 2010 – 9 minuti, di Christopher Harrison. Musica, fotografia, qualche effetto speciale, recitazione: questo corto merita il massimo dei voti! Convincente, in dieci minuti scarsi svolge la storia efficacemente e, a parte la durata, siamo di fronte a un vero e proprio film. Produzione canadese, questo corto è stato girato nel settembre 2009, dopo un decina d'anni di stand-by da quando il progetto aveva ricevuto l'ok da parte dello staff di King; l'attesa è stata una saggia decisione da parte del regista che, in mancanza di fondi, non voleva creare un prodotto troppo scarso tecnicamente. E' stato ripagato quando, con una donazione privata di 3000 dollari, è riuscito, nonostante si tratti di un budget ristretto, a creare un prodotto decisamente di qualità.

El hombre que amaba las flores, Argentina – 2011 – 10 minuti, di Fabio Gayoso. Il film esiste di sicuro, visto che in qualche sito sudamericano ci sono anche delle recensioni, ma non sono riuscito a trovare nient'altro di gustoso al riguardo, sorry.


Maxwell Edison, USA – 2012 – 10 minuti, di Warren Ray. Interessante riadattamento del racconto da parte del regista, che si è dimostrato decisamente più estroso e creativo nel suo lavoro; a partire dal titolo: Warren Ray nello stesso periodo stava lavorando ad un altro film intitolato Nothing in the flowers e per evitare confusione gli sembrò il caso di togliere i “flowers” dal titolo di questo lavoro.

L'ispirazione per una valida alternativa gli venne notando la notevole somiglianza fra il racconto e il testo del pezzo Maxwell's Silver Hammer dei Beatles, in cui il protagonista Maxwell Edison sfonda la testa ad alcune compagne di studio.

Da qui viene anche il cambio del nome della ragazza amata in Joan, al posto dell'originale Norma (Joan infatti è la prima vittima nel testo dei Beatles). La regia è tarantiniana, se così si può dire, soprattutto nella scelta della musica, un funky allegro, e dell'omaggio all'immaginario seventies, con riprese alla Kojak o Starsky & Hutch.


The man who loved flowers, UK – 2012 – 10 minuti, di Ranjeet S. Marwa. Il regista, allievo (putativo, credo, non di fatto) di Robert Rodriguez (Sin City e Machete, fra gli altri), è riuscito a realizzare tutto il girato in appena un giorno! Le scene erano ben organizzate e lui aveva evidentemente le idee molto chiare. Trasposizione inglese, i personaggi del film appaiono londinesi e non americani, per una saggia scelta di accento e location, che altrimenti sarebbero risultate poco credibili.

Flower Man, USA – 2013 – 15 minuti, di Gerard Ender. Nessuna notizia su questo film, soltanto una paginetta Facebook con una locandina e una citazione su quella Bibbia dei Dollar Babies che è stephenkingshortmovies.

The man who loved flowers, USA – 2015 – 11 minuti, di Thomas Magnuson. Girato a Georgetown, Texas, nato da una raccolta fondi su Kickstarter, da parte di un giovane regista. Credo fosse un progetto da studente, perché lui stesso, in un'intervista, racconta la carenza di equipaggiamento per l'audio nella propria high-school, che a sua detta avrebbe penalizzato il sonoro del film. Il più esperto attore sul set, Tom Swift, si è aggiudicato la parte del venditore di fiori (detta così fa ridere, ma in realtà è un personaggio abbastanza centrale nello svolgimento del racconto).

L'homme qui aimait les fleurs, Francia – 2015 – 15 minuti, di Benjamin Sibioude. Semifinalista all'International Open Film Festival del 2016, questa produzione europea è decisamente a livelli top. Il clima è più malinconico e più “realista” di quanto visto nelle produzioni americane, e la fotografia è semplicemente da cinema, spaziale! Ottimo prodotto.


The man who loved flowers, USA – 2015 – 6 minuti, di Justin Zimmerman. Il regista, di Greenwich in Connecticut, ha qualche esperienza nel settore (direttore della Bricker-Down Productions e assistente professore di cinema in una scuola di Athens), e infatti il film non è affatto amatoriale, ma lascia intuire mezzi tecnici abbastanza avanzati e un taglio decisamente professionale. Notevole la sigla (finale o iniziale non saprei, visto che è disponibile soltanto il trailer) che presenta la sequenza delle ragazze vittime del killer, in posti assolati e incantevoli, in contrasto con le scene di morte. Stando a un'intervista del 2005, credo che le intenzioni iniziali fossero di realizzare un film intero, ma io ho notizia soltanto di questo corto da sei minuti.

The man who loved flowers, Canada – 2015 – 12 minuti, di Jared Carney. Il regista, di Fredericton, Canada, segue un percorso abbastanza standard: raccolta fondi e produzione indipendente, per un prodotto che, a giudicare dal trailer, non è sicuramente di scarsa qualità. Purtroppo non si può dire molto altro, perché non trapelano altre indicazioni.

The man who loved flowers, USA – 2016 – ? minuti, di Angeline Walsh. Questa regista indipendente ha rilasciato soltanto un trailer. Tutto sommato non credo che questo film aggiunga molto alla collezione, la produzione è abbastanza casalinga, forse un po' troppo scanzonata, a giudicare dal trailer.


Flowers, Bulgaria – 2017 – 21minuti, di Martin Genovski. Supportato dall'Accademia Nazionale per il Teatro e il Cinema “Kr. Sarafov”, questo progetto è ambizioso, la fotografia eccellente e credo che ci sia anche un approfondimento del rapporto fra il protagonista e Norma, che in questo adattamento si chiama Ann. Il protagonista Stephan, infatti, rapisce Christine, una ragazza che assomiglia molto all'amata Ann e ne nasce un rapporto malato fra i due. Idea interessante e realizzazione professionale.

The man who loved flowers, USA – 2018 – ? minuti, di Cameron E. Grimm. Progetto recente, iniziato a filmare a settembre 2017 e uscito a maggio dello scorso anno, con una presentazione non molto efficace (sui siti appaiono un paio di foto del set, oltre alla locandina, e nient'altro). Forse un buon prodotto forse no, chissà? Capisco che il cossiddetto dollar-deal, cioé il contratto che firmano i registi di questi cortometraggi con lo staff di King, sia molto restrittivo riguardo la pubblicazione dei film stessi (infatti possono essere proiettati e diffusi solo in occasione di festival appositamente dedicati, senza nessun'altra eccezione), ma un po' più di spinta a volte ci starebbe... parola di fan lasciato a secco!


The man who loved flowers – 2018 - di Kassidy Sharp e Amanda Tyleman. Il finale è molto divertente, il resto è moooolto amatoriale.

The man who loved flowers – 2018 - di T.Simeon Doose. Non capisco se sia o meno un Dollar Baby, ma può decisamente esserlo, la produzione non ha niente da invidiare ai più blasonati. E anche la recitazione funziona.

The man who loved flowers – 2018 - di Leen Thevarajah. Produzione in HD, non mi sembra ambientata negli States, ma chissà, qua stiamo rasentando il lavoro di detective...


Infatti su YouTube ho beccato almeno un'altra decina di adattamenti della storia, a un livello così amatoriale da non menzionarli nemmeno, ma sappi che esistono, se per caso non puoi fare a meno di vedere ogni millisecondo dedicato a questo racconto.


(Per farti capire la gran mole di uomini e fiori che hanno invaso il cinema, in questo articolo, più in su, a scopo puramente decorativo, ho inserito la locandina di un film diretto da Darcy Love nel 2018, di cui c'è menzione in Imdb, quindi di importanza almeno "media", ma di cui non so una beata mazza...)

E se vuoi provare a guardare anche quelli che non esistono, come di consueto ecco una carrellata di quelli che non ce l'hanno fatta per un pelo:

The man who loved flowers – progetto di Jeremiah C.Long. Chissà chi è, chissà dov'è...

The man who loved flowers, USA – progetto di Omer Siddiqi. Sul sito di crowdfunding, nel curriculum del regista è menzionato anche un The man who loved flowers datato 2012, ma a parte questo non perviene nessun altro segnale dal satellite.

The man who loved flowers, USA – progetto di Adrian Jackson. Niente più che un casting aperto a Charlotte, North Carolina, seguito da un paio di foto, una raccolta fondi, e poi dal nulla, il tutto attorno al 2015.

The man who loved flowers, USA – progetto di Lee Stoneman. Raccolta fondi finita maluccio (75 dollari raccolti su un goal di tremila...)



Anche questa volta ho rovesciato abbastanza parole su questo monitor, quindi ti do appuntamento ala prossima puntata, in cui torneremo a frequentare un posticino che conosciamo molto bene, dove si aggirano vampiri affamati, e dove ci berremo il Bicchiere della staffa.



Max Pinkle Max Pinkle

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