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018 - A Volte Ritornano - Parte 11

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 19 ott 2018
  • Tempo di lettura: 15 min

L'ultima volta che ho aggiunto un post a questo blog ho promesso che saremmo stati nel grano ancora per un bel po', cioè per il tempo di parlare degli ultimi otto sequel del film tratto da I figli del grano (del cortometraggio e dei primi due film ho già scritto la volta scorsa).


Bene, a quanto pare nel grano ci sono finito io, con qualche mese di silenzio stampa in cui mi sono perso per strada. Un po' l'estate, un po' gli impegni, ho un tantino abbandonato il progetto; si sa, viene il momento per ogni persona di giustificarsi per le proprie malefatte, e questo è il mio momento. Mea culpa, mea culpa, eccetera eccetera.

Beh, comunque l'estate è passata, di impegni ne ho ancora per sempre, quindi probabilmente d'ora in poi non riuscirò a garantire quella puntualità teutonica che osservavo agli esordi, quando ogni decina di giorni snocciolavo uno sproloquio di quasi dodicimila parole. Perdonami e accontentati di quello che riesco a spremere dai meandri della distrazione: per ora ti sbatto lì circa 24 mila parole, che puoi vedere come i 24 mila baci di Celentano per chiederti perdono; ma ritornerò. In ginocchio da te. Promesso.

Detto ciò, tuffiamoci subito nella cinematografia più becera: i sequel dei sequel. Riprendiamo quindi da dove mi ero fermato.


GRANO ROSSO SANGUE 3: URBAN HARVEST

FILM / HOME-VIDEO


Titolo originale: Children of the corn III: Urban harvest

Data di uscita (USA): 12 settembre1995

Regia: James D.R. Hickox

Sceneggiatura: Dode B. Levenson

Company: Force Majeure Productions, Illustra Films, Park Avenue Productions

Durata: 92 min

Formato: 1,85:1

Il film nasce come terzo capitolo della “saga” ed è il primo dei sette che verranno poi distribuiti soltanto in home-video. Inizio: una falce rossa su fondo nero, muovendosi più o meno come un tergicristalli, separa i vari nomi dei titoli introduttivi: regia, produzione e via così, per una lista quasi più lunga di quella in coda al film. Poi siamo catapultati nella seguente avvincente storia: Joshua ed Eli, due ragazzi del Nebraska, dopo la morte (violenta) del loro amato paparino (in realtà ucciso per mano del più piccolo dei due fratelli, Eli), vengono adottati da una coppia di Chicago e trasferiti per l'appunto nella windy city. Lì il giovane Eli, un vero combina-guai, pianta una varietà di grano in un lotto abbandonato dietro la casa dei genitori adottivi. Guarda caso, il padre adottivo commercia proprio grano! Per questo il giovane si becca i suoi complimenti più vivi. I due fratelli sono alle prese con la città e la sua vita movimentata, e mentre Joshua, il maggiore, si trova nuovi amici, conosce una ragazza e se ne innamora (se no che horror sarebbe?), il più piccolo dei due, serio e bacchettone come un prete dell'apocalisse, condanna i comportamenti del maggiore e gli rompe le palle sulle presunte volontà di un dio violento e paleo-biblico: Colui Che Cammina Dietro I Filari. Il giovincello non è del tutto a piombo: complice il suo grano stregato, fa fuori un po' di personaggi del film, mentre altri vengono irretiti in una setta da lui fondata, che lo segue nel suo nuovo culto non adatto ai celiaci.

[Questa mia battuta è una vera stupidata: infatti tutto il grano di cui si parla in questo film (e anche negli altri), in realtà è mais; quindi, oltre a imparare che Colui Che Cammina Dietro I Filari può essere venerato anche dai celiaci, non aspettarti di vedere spighe in queste scene, bensì grosse pannocchie gialle. Amen]


Lo scontro finale avviene fra i due fratelli ormai rivali, attorniati da un gruppo di spaesati personaggi che non ho capito bene cosa ci facciano lì; nel bel mezzo di questo scontro, il dio malefico si manifesta come una specie di tubero gigante con zampe e dentoni, si prova a pappare la ragazza di Joshua (in una scena con effetti speciali da capogiro!) e viene naturalmente sconfitto. La scena finale ci mostra una cassa del mais “posseduto” in arrivo in un porto tedesco, pronto ad essere distribuito in Europa, per mano del padre adottivo di Eli, che inizia così il suo business.

Il film fu girato nel 1993 dalle parti di Los Angeles, California, per mano del regista ventiseienne James Hickox, che accettò l'incarico senza nemmeno aver visto i primi due capitoli della saga. Come regista non ebbe grande successo, le uniche cose un po' famose che sfiorò furono l'assistenza alla produzione de La piccola bottega degli orrori del 1986 e l'editing del video-clip di Hellraiser dei Motorhead, nel 1992.

Però inserì nel casting una giovane Charlize Theron al suo primo film, nella parte di un'adepta del predicatore Eli. Non fa niente, infatti non è neanche accreditata nei titoli.


INFERNO A GRAND ISLAND

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Titolo originale: Children of the corn IV: The Gathering

Data di uscita (USA): 8 ottobre 1996

Regia: Greg Spence

Sceneggiatura: Stephen Berger

Company: Dimension Films

Durata: 85 min

Formato: 1,85:1

Abbiamo la bella e brava Naomi Watts nella parte di Grace, l'infermiera del centro pediatrico di una piccola città del Nebraska, Grand Island, preso d'assedio da un'epidemia di febbre che colpisce i bambini della zona. Abbiamo Karen Black nei panni della madre di Grace, dalla psiche instabile, con cui la figlia instaura un rapporto di supporto ed amore preoccupato, teneramente descritto nel film.

Fine dei punti di forza.


Ah, per cercare un cliché, qui la signorina Grace ritorna a Grand Island proprio per occuparsi della madre, centrando in pieno la parte già vista in mille altri film di “quello/a che ritorna nel paesino rurale da dove era partito”. Per il resto abbiamo i bambini che si svegliano dalle febbri con una passione omicida nei confronti degli adulti della cittadina, che vengono abbattuti uno ad uno, in nome di un ragazzo fantasma defunto anni prima.


In questo film, infatti, l'oggetto del culto dei bambini posseduti non è Colui Che Cammina Dietro I Filari, ma questo tizio sconosciuto, e sono guidati da un predicatore che lo reincarna, un ragazzo che non dice molto, limitandosi a pochi monosillabi e a far parlare la sua brutta faccia ricoperta per metà di cicatrici. Il film è anche divertente, perché alla fine si tratta di una sequela di omicidi totalmente improbabili, finché la nostra Grace entra a far parte della storia quando, a seguito dell'omicidio della madre, prende a fucilate un sacco di nemici (in un fienile) e distrugge il Capo Cattivone con una colata di... ehm... acqua.

Già. Si scioglie. Giuro!

Davvero non ho ancora capito se questi film li amo alla follia o li trovo indigesti. Probabilmente li guardo ipnotizzato, come si guarderebbe un incidente. Questo filmetto è stato girato fra aprile e settembre del '95 nei pressi di Austin, Texas. Credo che senza Naomi Watts fra gli attori avrebbe avuto un pubblico di trenta persone, invece delle trentadue che l'hanno visto. In realtà è stato ristampato due volte, anche in DVD e addirittura Blu-Ray, quindi probabilmente mi sbaglio di grosso. E' proprio vero che la realtà supera la fantasia!

GLI ADORATORI DEL MALE

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Titolo originale: Children of the corn V: Fields of Terror

Data di uscita (USA): 21 giugno 1998

Regia: Ethan Wiley

Sceneggiatura: Ethan Wiley

Company: Dimension Films, Blue Rider Pictures

Durata: 83 min

Formato: 1,85:1

Budget: $1.650.000

Ok, mi risulta difficile raccontarti la trama di questo film, che è veramente troppo soporifero per essere guardato con attenzione. Il fatto è che mi sono sfuggite molte cose, ma non mi è venuta voglia di riguardare le scene per capire meglio quello che i fumi della sonnolenza mi avevano impedito di capire.


Comunque si tratta di uno di quei centomila film che raccontano la storia di un gruppo di ragazzi che hanno un incidente con la macchina in uno sperduto paesino americano, rimangono quindi intrappolati e finiscono uccisi in ordine sparso. In questo caso l'incidente è provocato da una bambola gonfiabile che cade sul parabrezza facendoli finire fuori strada. Non scherzo. Se vuoi lo riscrivo: una fottuta bambola gonfiabile, lì per motivi che non ho capito, li fa uscire di strada! Accaduto questo, i quattro ragazzi (uno di loro è la bella Eva Mendes al suo debutto cinematografico, un altro di loro è Alexis Arquette, successivamente diventato donna, di cui ti avevo parlato nella recensione ai film tratti dal racconto A volte ritornano). Il postaccio in cui finiscono è in mano a ragazzini che venerano Colui Che Cammina Dietro I Filari, guidati da un bamboccio coi capelli rossi e le orecchie a sventola di nome Ezekial, e capeggiati da un certo Luke Enright impersonato da David Carradine! Proprio lui, quello della serie Kung-fu del 1975, ma che i più ricorderanno per il ruolo in Kill Bill 2.

Non si spiega perché il capo di un gruppo di ragazzi che odia e stermina gli adulti sia un adulto. Forse è sfuggito anche al regista/sceneggiatore.


La storia ha un paio di intrecci ulteriori, ma non ho capito bene: c'è un figlio di mezzo, c'è un fratello di mezzo, un po' di parentele e legami affettivi a condire una serie di morti nemmeno troppo impressionanti (neanche il divertimento di vedere del sano sadismo!) per poi finire con un'improbabile vittoria su Colui Che Cammina Eccetera Eccetera. Sì, perché non ti ho detto che in questo capitolo della serie, Colui Che Bla Bla è un grosso fuoco (!) che vive, cioè arde, all'interno di un silo (!!) e che viene sconfitto dal Personaggio Principale Femminile intepretato da Stacy Galina con una palla di fertilizzante (!!!) gettata nel silo stesso per farlo esplodere. Come la tipa sia arrivata lassù mi è sfuggito, forse ero andato al frigorifero a prendere qualcosa pur di non vedere ogni scena di questa tortura cinematografica.

Sono stato forse un po' velato nel mio giudizio su questo film girato, credo in un pomeriggio, dalle parti di Ventura, in California, ma se posso chiarire ulteriormente, stai lontano da questa pellicola a meno che tu: A) abbia un'affezione acuta da completismo compulsivo, come me o B) abbia un'attrazione fatale per il trash e i teen horror movies tutti uguali di fine anni '90. O che non provi un amore viscerale per Eva Mendes, che sgambetta in un corto vestitino per tutto il film almeno fino al suo decesso; o, per par condicio, per i labbroni sensuali del tenebroso Alexis Arquette quando ancora era un virile belloccio.

IL RITORNO DI ISAAC

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Titolo originale: Children of the corn 666: Isaac's return

Data di uscita (USA): 19 ottobre 1999

Data di uscita (Italia): 8 febbraio 2006

Regia: Kari Skogland

Sceneggiatura: Tim Sulka

Company: Dimension Films, Blue Rider Pictures

Durata: 82 min

Formato: 1,85:1

Siamo al sesto capitolo di questa lunga sequenza. Non so se sia dovuto al formato per l'home-video, al budget o a qualche altra legge di mercato a me sconosciuta, ma ho notato che tutti questi film si attestano attorno agli 80 minuti e qualcosa, cioè l'ora e mezza scarsa. Probabilmente il formato perfetto per quelle trasmissioni televisive horror di mezza estate che ci allietavano un paio di decenni fa.


La regista ha una carriera impegnata più che altro con le serie TV (dirigerà episodi di Vikings, The Walking Dead, la notevole Handmaid's Tale) e si cimenterà nuovamente col lavoro di King dirigendo due episodi di Under The Dome nel 2013.


In questo episodio della saga incontriamo lo stesso villain del primo episodio, quell'Isaac conosciuto nel 1984 in Grano rosso sangue, interpretato dallo stesso John Franklin, ovviamente più anziano, ma con le stesse inconfondibili sembianze bambinesche. Fa più effetto vederlo a quest'età che non da ragazzino, perché il suo fisico striminzito e la bassa statura cozzano con il viso maturo e ce lo rendono più malefico, con una certa aria da freak. Grazie a questo suo physique du rôle è anche stato scelto per il ruolo di Cugino It nei film La famiglia Addams, 1 e 2, dei primi anni '90.


Ok, non ho ancora detto una parola sulla trama, vero? Già, perché se nel capitolo 5 non avevo capito molto bene, qui si stenta ancora di più a trovare un filo del discorso. Tutto ruota attorno ad Hannah Martin, interpretata da Natalie Ramsey (“famosa” dopo aver interpretato Mary Sue in Pleasantville l'anno precedente). La ragazza è superstite dalle disavventure che abbiamo visto nel primo episodio della serie, e torna a Gatlin per conoscere propria madre. E fin qui tutto bene. Per il resto del film la povera ragazza non fa altro che incontrare squilibrati in mezzo a campi polverosi, e per un motivo o per l'altro finisce sempre in un lercio ospedale, dove giace Isaac, in coma da 19 anni. Isaac si sveglia. Hannah è destinata da una profezia a partorire il figlio del maligno o di Colui Che Cammina Dietro I Filari o di Isaac, non si sa bene; nonostante questo suo ruolo di madre designata, viene inseguita e subisce più tentativi di omicidio lei che Bin Laden in Afghanistan. Assieme ai tentativi di stupro per far avverare la profezia. Alla fine succede che questa, in qualche contorta maniera, si avvera. O almeno ho capito così.

Resta da dire che comunque è uno dei capitoli migliori della storia, con riprese che si avvicinano a standard di una qualità superiore ai precedenti, e alcune immagini davvero belle e suggestive. Anche gli attori, nonostante il plot inutilmente contorto e inconcludente, sono bravi ed efficaci.

Girato a Burgin, nel Kentucky, questo film ha centrato almeno l'atmosfera dell'ambiente, rendendo in questo giustizia al racconto di King. Meglio degli altri episodi, a parte Grano rosso sangue, che resta per me quello più carico di “effetto nostalgia”. E di conseguenza di magia.

CHILDREN OF THE CORN: REVELATION

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Titolo originale: Children of the corn: Revelation

Data di uscita (USA): 9 ottobre 2001

Regia: Guy Magar

Sceneggiatura: S.J. Smith

Company: Creeper Films, Neo Art & Logic

Durata: 82 min

Formato: 1,85:1

Budget: $2.500.000

Passano due anni, torna l'autunno e a ottobre 2001 esce questo settimo capitolo, prodotto a Calgary, Alberta, Canada, e che io sappia non ancora distribuito in Italia. Tutta la storia ruota attorno a Jamie, interpretata da Claudette Mink (attrice che rivedremo anche in alcuni episodi di Kingdom Hospital, per restare in ambito kinghiano). Jamie, non lo indovinerai mai, decide di tornare nella città in cui vive sua nonna. Mai sentito niente di simile, vero? Sì, beh, cosa vuoi che sia se nel capitolo 4 abbiamo un'infermiera che torna nel paese natale per stare dietro alla madre malata, cosa vuoi che sia se nel capitolo 6 la sfortunata protagonista torna a Gatlin per incontrare la madre sconosciuta. A noi registi di figli del grano la ripetizione di un concetto non ci fa paura, no, no!


E così Jamie torna a Omaha, Nebraska, perché la nonna non risponde al telefono: si precipita preoccupata a vedere perché. Scopre che il condominio in cui abita la nonnina è un luogo maledetto, frequentato da bambini inquietanti e assassini. C'è un pugno di personaggi che danno al regista la possibilità di inventarsi degli omicidi creativi (come ad esempio gettare l'amministratore condominiale dal tetto dell'edificio dopo avergli fatto addentare una pannocchia insanguinata!!!) e di allungare il minutaggio di una storia che finisce con la nonna reincarnata in una bambinetta rompicoglioni a capo di un manipolo di altri marmocchi assatanati. Questi sono anche guidati da un misterioso prete, interpretato dal grandissimo Michael Ironside, attore specializzato in cattivoni cinematografici, con una nobilissima carriera sul groppone: lo ricordiamo in Total Recall, Starship Troopers, Scanners, Top Gun... Ti basta? Sembrerebbe addirittura che gli altri attori di questo film fossero un po' in soggezione a lavorare con lui, proprio per la sua esperienza e bravura. Detto ciò, non è che questo prete faccia molte cose, a parte ripetere a Jamie di levarsi dalle scatole o prepararsi a una brutta morte.


A parte scene infinite di Jamie che girovaga per i corridoi di un edificio apparentemente disabitato (ma poi incontriamo un vecchio brontolone in sedia a rotelle, una spogliarellista e insomma scopriamo che qualcuno poi ci abita, in questo condominio); a parte le risate “fantasma” dei bambini che danno un po' sui nervi; a parte il fatto che i bambini sembrano zombie invece che quella sorta di Amish indemioniati che dovrebbero essere... a parte tutto ciò, qualche punto a favore di questo film lo darei, più che altro per la regia un po' più “agile” e “moderna”, se questi aggettivi hanno un senso specifico. Non lo so nemmeno io. Mi sa che sto sproloquiando, ormai.

E mi manca ancora un capitolo sui cui sputare le mie sentenze, che però è probabilmente il migliore della serie.

CAMPI INSANGUINATI

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Titolo originale: Children of the corn

Data di uscita (USA): 26 settembre 2009

Regia: Donald P. Borchers

Sceneggiatura: Donald P.Borchers

Company: Children of the Corn Productions, Planet Productions

Durata: 92 min

Formato: 1,78:1

Budget: $2.000.000

Forse abbiamo dovuto aspettare fino al 2009 per vedere uno di questi figli del grano con una fotografia decente e una regia degna di questo nome. Si tratta del remake del classico Grano rosso sangue del 1984, per cui ritroviamo Burt (David Anders) e Vicky (interpretata da Candyse McClure, che avevamo già visto nei panni di Sue Snell nella versione del 2002 di Carrie). La storia torna ad essere quella del racconto di King, senza molte digressioni: è ambientata a Gatlin nel 1975, cioè nel posto giusto e nel periodo giusto. Abbiamo qualche piccola invenzione rispetto all'originale, come ad esempio un doloroso passato da marine in Vietnam per Burt, che poi rivive alcuni momenti di flashback durante la sua fuga attraverso i campi di grano.


Perché, dimenticavo, la storia ce la ricordiamo tutti, vero? I due coniugi che percorrono una strada deserta, investono un ragazzo, cercano aiuto in un paesino disabitato, si separano quando lui entra in una chiesa a scoprire strani registri delle morti e lei viene fatta a pezzi da un branco di ragazzini; e poi lui che fugge dal gruppetto, li semina, i ragazzi che si rivelano una sorta di setta che adorano un dio maligno del grano, che poi si pappa pure Burt, e tutti vissero sottomessi e contenti. Ce la ricordiamo, no? Altrimenti puoi rileggere lo scorso articolo, di ormai parecchi mesi fa, che parla proprio di questo.


Preston Bailey entra perfettamente nei panni del ragazzino-guru Isaac (in questo film stranamente trasformato in Issac).


Il film è bello. Quantomeno come l'originale, tolto l'effetto amarcord. E' stato girato nell'Iowa rurale, a Tipton, Princeton e Davenport. Sembrerebbe che il cast sia stato scelto abbastanza a ridosso dell'inizio delle riprese, comprendendo un gruppo di ragazzi più o meno della stessa età dei personaggi rappresentati (a differenza di molti film in cui ragazzini di 14 anni sono interpretati da attori di venti e passa). Venne trasmesso per la prima volta sul canali Sci-Fi, poi pubblicato su DVD della Anchor Bay una ventina di giorni più tardi (6 ottobre 2009).

CHILDREN OF THE CORN: GENESIS

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Titolo originale: Children of the corn: Genesis

Data di uscita (USA): 18 marzo 2011

Regia: Joel Soisson

Sceneggiatura: Joel Soisson

Company: Dimension Films, Gatlin Films

Durata: 80 min

Formato: 2,35:1

Bene, ho introdotto il precedente capitolo come l'ultimo, ma era una bufala dovuta alla stanchezza: c'è anche questo, purtroppo (e un altro ancora). Il regista di colossal del cinema quali Pulse 2 e 3, nonché sceneggiatore e produttore di altri capolavori da oscar quali Piranha 3DD (sì, sì, scritto proprio con due D) e Hellraiser VIII, si concede il lusso di scrivere e dirigere anche questo film, intitolato anche Children Of The Corn VIII, tanto per non sbagliarsi.


[So che sarai andato a ri-contare tutti i capitoli e avrai notato che questo è il nono film di cui sto scrivendo, non l'ottavo! Vero: probabilmente il precedente Campi Insanguinati è considerato un remake, pertanto questo sequel è l'ottavo. O forse nemmeno i registi si sono presi la briga di contare l'orrenda produzione che io ho addirittura commentato. Ma poi, detto fra me e te, quanto sono babbeo a scrivere tutta sta roba?!]


In ogni caso, in questo sequel vediamo Tim (interpretato da... ehm... Tim Rock) e la moglie Allie (Kelen Coleman) che, persi per le campagne, chiedono rifugio a un redneck svitato, il signor Preacher (sì, lo so, non è un nome proprio, vuol dire Predicatore). Il suo personaggio è l'unico veramente malefico, interpretato da Billy Drago, che faceva Nitti nel capolavoro (questo per davvero!) Gli Intoccabili, del 1987. Quest'uomo burbero protegge un gruppo di indemoniati adoratori di qualcosa simile a Satana, fra cui spicca un ragazzino malefico che, grazie ai suoi poteri di telecinesi, cerca di far fuori i nostri due protagonisti lanciandogli addosso delle automobili scaricate da una bisarca in corsa su una highway americana, il tutto comodamente seduto attorno a un modellino in miniatura: una specie di voodoo automobilistico, per capirci.


Il finale... beh, i due sopravvivono, ma non è un lieto fine (so che adesso correrai a guardarlo per toglierti la curiosità). Insomma, una ciofeca, ma che almeno presenta delle belle immagini e delle atmosfere di suspence all'altezza del cinema horror di oggigiorno.

CHILDREN OF THE CORN: RUNAWAY

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Titolo originale: Children of the corn: Runaway

Data di uscita (USA): 13 marzo 2018

Regia: John Gulager

Sceneggiatura: Joel Soisson

Company: Dimension Films, Gatlin Returns, Strike Accord

Durata: 82 min

Passano 7 anni, ma a Joel Soisson dev'essere rimasta in canna ancora qualche pallottola, se dopo il suo Genesis ha deciso di scrivere una sceneggiatura anche per il nono sequel della saga. La regia, non sua questa volta, è ancora migliorata: siamo arrivati a marzo di questo 2018, anno in cui anche le serie TV di Netflix si possono permettere effetti visivi da cinema, quindi questo film non delude dal punto di vista puramente fotografico.


La storia è, in estrema sintesi: Ruth (Marci Miller) e il figlio Aaron (Jake Ryan Scott) sono da sempre in fuga; lei, infatti, in passato aveva dato fuoco al campo di grano maledetto del paesino di Gatlin, in Nebraska (almeno qua c'è una certa continuità con l'originale), facendo fuori tutti i malefici marmocchi adoratori di Colui Che Cammina Dietro I Filari. Ma questi, essendo malefici e trattandosi di un horror, continuano a raggiungerla ovunque vada, seminando terrore e spavento sotto la forma di fantasmatiche presenze inquietanti. In particolare con le sembianze di una piccola ragazzina con un vestitino giallo tanto carino quanto lei è pestifera e foriera di sfighe inusitate.


La coppia madre/figlio si stanziano in una cittadina dell'Oklahoma, nella convinzione di aver messo abbastanza chilometri fra loro e i loro persecutori, ma hanno torto.

Anche perché altrimenti il film sarebbe finito alla terza scena.


Come prevedibile da parte del nono sequel di una qualsivoglia storia dell'orrore, questo lavoro cinematografico non porta a niente. Spaventi di qua, vetri rotti di là, capitomboli, un po' di sangue, corse a perdifiato, martellate e cadute. Sembra la trama di un episodio di Stanlio e Ollio, detta così, ma giuro che c'è tutto quel che ho scritto! Di bello c'è che è realistico. Cioè ben fatto e anche recitato molto bene! Purtroppo la storia non esiste, che per un film è un difettuccio mica da ridere...

Direi che ora posso considerarmi soddisfatto del mio ritorno fra le pagine di questo blog: ho sciorinato abbastanza parole e riportato alla luce un numero sufficiente di nefandezze cinematografiche, quindi andrò a dormire sollevato.

Ho imparato: non prometto niente sulla mia puntualità futura, ma prometto che la prossima volta rimarremo comunque fra il fieno e la campagna, perché vi racconterò de L'ultimo piolo...

Max Pinkle

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