top of page

WORLD

Cerca

017 - A volte ritornano - Parte 10

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 21 mag 2018
  • Tempo di lettura: 10 min

Coraggio, che si inizia a vedere la luce!

Siamo finiti nell'ultimo quarto della raccolta A volte ritornano, mancano solo altri cinque racconti poi posso finalmente lasciarti respirare.


Per un po'.


Infatti, mi manca da scrivere soltanto di altri 67 libri, se ho contato bene, fra romanzi di tutte le lunghezze, saggi e raccolte di racconti (senza contare i film, i fumetti, i cartoni animati, le tazze, le magliette, le pantofole e tutte le follie possibili immaginabili legati all'universo kinghiano). Ma di sicuro NON ho contato bene, quindi non oso immaginare la mole di chiacchiere che dovrai ancora sorbirti. Se poi per le altre otto raccolte mi soffermo come su questa, aiuto! Ma perché sto scrivendo tutto ciò? Non mi starò mica spaventando? Io? Nein, nein, nein, nein, direbbe unpersonaggio un po' scontrosetto.

Per cui rompiamo gli indugi, e giù a testa bassa verso il sedicesimo racconto della raccolta e i... ehm... dieci film ispirati a quest'ultimo. Sì, va bene, mi hai scoperto, mi sto spaventando, e allora? Tu non ti spaventi mai?


16 – I FIGLI DEL GRANO

Titolo originale: Children of the corn

Nebraska. Una strada diritta, costeggiata da ettari di campi di grano, a perdita d'occhio. Un'automobile che sfreccia lungo questa strada, e i due occupanti (marito e moglie) che iniziano a discutere, consultando una cartina geografica: si stanno perdendo, se non si sono già persi, maledetta l'idea di prendere quella scorciatoia!

Quanto perfettamente rappresenta il cliché del tipico incipit di un film horror? Quanti se ne sono visti iniziare con un gruppo più o meno sparuto di persone che si perdono o vanno a finire in un posto isolato, sconosciuto, con qualche intoppo a bloccarli lì, per poi iniziare una terribile avventura fra maniaci, malati di mente, mostruosità o serial-killer? Tutti iniziano immancabilmente con una strada (che sia sotto il sole o in un bosco), una macchina, un gruppo di persone che partono felici e scherzose, ma presto iniziano a capire che devono fermarsi dove non credevano di doversi fermare. Da Non aprite quella porta a Shining, da Le colline hanno gli occhi a La casa, e così fino ai film più recenti. Non dico che Stephen King abbia inventato questa scena, ma senza dubbio il suo racconto rappresenta alla perfezione questa situazione archetipica dell'horror moderno. Quantomeno dell'horror “motorizzato”.

Il racconto sbarca per la prima volta sulle pagine del numero di Marzo 1977 di Penthouse. Si tratta così di uno dei più recenti, pubblicato soltanto l'anno precedente all'uscita di A volte ritornano. E infatti è molto più maturo di altri. O meglio, rappresenta al meglio quel King che conosciamo anche nei romanzi della decade successiva, quelli spettacolari degli anni '80.

Dunque, ci siamo lasciati in mezzo al grano, dove Vicky e il marito Burt stavano discutendo animatamente attorno alla cartina. Improvvisamente l'automobile investe un ragazzo, sbucato dai filari a fianco della strada. I due non sanno cosa fare, ma ad un esame attento Burt si rende conto che il giovane probabilmente era già morto, con la gola squarciata, prima di essere investito. Raccolgono il corpo, lo infilano in macchina e corrono a cercare aiuto nel primo centro abitato che incontrano, Gatlin.

Che abitato non è.

O quantomeno non lo sembra: le case sono chiuse, l'unico edificio ancora frequentato sembra essere la chiesa, dove Burt si avventura mentre la moglie sempre più atterrita decide di aspettarlo in macchina, incitandolo (giustamente) a scappare. In chiesa è presente un registro dei nati, i cui nomi sono tutti stati modificati con nomi biblici, e dei defunti, che sembrano tutti avere l'età di 19 anni. L'uomo esce dalla chiesa, trovando un gruppo di ragazzini vestiti come gli Amish che, armati di attrezzi agricoli, aggrediscono lui e la moglie. Burt è costretto ad uccidere uno di loro, poi la fuga è precipitosa: Vicky è scomparsa e lui è in netta inferiorità. Fugge attraverso i campi di grano, inseguito dai ragazzi, e riesce a nascondersi fino al calare della sera. Nel grano fa una scoperta orribile: i cadaveri dei cittadini adulti di Gatlin, apparentemente vittime di sacrificio umano, e il corpo della moglie. La sua fuga finisce quando un'entità soprannaturale, un dio rabbioso, Colui Che Cammina Dietro I Filari (He Who Walks Behind The Rows), lo uccide. Il racconto finisce col gruppo di ragazzini di Gatlin che, per obbedire alla volontà del furente dio, abbassano l'età del sacrificio a 18 anni, sacrificando così un nutrito gruppo di loro appartenenti.

Ok, per come l'ho riportato io, privo di ogni pathos ed espressività, il racconto non dà l'idea di quanto ci si immedesimi leggendolo. E' un King decisamente al top della forma, quello che scrive questa storia, e, se posso sospettarlo, credo sia un King alle prese con le prime stesure del romanzo L'ombra dello scorpione. I parallelismi sono moltissimi, infatti: Gatlin è vicino a Hemingford Home, paese in cui vive Mother Abagail, nella sua vecchia casetta fra i filari di grano, nello stesso Nebraska rurale. Randall Flagg, suo antagonista, fra i vari nomignoli ha anche Colui Che Cammina Dietro I Filari. Se non ti risulta chiaro di cosa sto parlando lo capisco, perché non te l'ho ancora spiegato: si tratta del primo romanzo pubblicato proprio dopo l'uscita di questa raccolta, uno dei capolavori universalmente riconosciuti del Re. Te ne parlerò diffusamente a suo tempo, per ora ti basti questo assaggio.

A Gatlin sono poi ambientati anche L'ultimo piolo, sempre su questa raccolta, e 1922 che troveremo in un'antologia pubblicata nel 2010 (Notte buia, niente stelle), ben 33 anni dopo questo primo “racconto del grano”.

Non credo sia un omaggio diretto, infatti non lo trovo menzionato da nessuna parte, ma a me piace vedere anche un certo parallelismo con Lovecraft: le divinità cieche e furiose, gli uomini impazziti e totalmente ipnotizzati da culti pagani, i rituali sacrificali, i libri osceni (in questo caso un semplice registro anagrafico, osceno soltanto per il contenuto che rappresenta), l'uomo che soccombe alla potenza cosmica di una natura distorta e atroce. Ma mi fermo qua, perché non ho la cultura necessaria per fare il Gran Sapientone, figuriamoci per inventarmi interpretazioni di mio pugno!

Dei parallelismi riconosciuti, invece, e riportati anche da Wikipedia, se ne trovano con Ritual (1967) di David Pinner (da cui fu ricavato lo spettacolare film The Wicker Man nel '73) e La festa del raccolto (1973) di Thomas Tryon. Non esistono conferme di queste congetture da parte di King, comunque.

I FILM

Come un bravo salumiere vorrei farti la domanda: “Sono dieci, signora, che faccio, lascio?” e far decidere a te se devo menzionare tutta la dimenticabilissima sequela di pellicole dedicate a questo racconto. Ma sai bene che non posso farlo: potresti decidere di non volerli conoscere tutti, e invece, come un vero stalker monomaniaco, dovrò proprio snocciolarti tutto questo ben di Dio. Anche perché in mezzo al marasma filmico sono nascoste delle pepite d'oro che sarebbe un peccato lasciar cadere nel dimenticatoio.

Il primo film ispirato a questo racconto fu prodotto nel 1983, ed è raccolto in VHS in quella Nightshift Collection di cui ho già scritto nella Parte 4 di questo lungo viaggio.

Disciples of the crow, USA – 1983 – 30 minuti, di John Woodward. Bisogna dire che questo poteva benissimo essere uno di quei prodotti che cadono direttamente nell'oblio, non fosse stato per l'inclusione proprio in quella raccolta in VHS, o per la pubblicazione in Germania nel 1991 su un'altra VHS col titolo curiosamente cambiato in Night of the crow. Fu accomunata all'episodio The night waiter (1987) e ad un teaser (il classico “coming soon”), intitolato Highrise, anteprima di qualcosa che credo non sia mai neanche stato girato.


Il film è abbastanza fedele al racconto, salvo qualche differenza dalla metà in poi (come ad esempio la fuga finale di Vicky e Burt, che qui hanno la meglio). La location è Jonah, in Oklahoma (chissà poi perché?) e le immagini sono molto efficaci. Tutto concorre a considerarlo un buon film, sfortunato per due motivi principali: A) un film di mezz'ora non è né un film né un corto, può solo essere un episodio di un'antologia o una serie, che in questo caso non ha avuto successo; B) l'anno successivo uscirà il film “ufficiale” Grano rosso sangue, che con la sua fama ha eclissato questo piccoletto.


GRANO ROSSO SANGUE

FILM


Titolo originale: Children of the corn

Data di uscita (USA): 9 marzo 1984

Data di uscita (Italia): 16 ottobre1984

Regia: Fritz Kiersch

Sceneggiatura: George Goldsmith

Company: Hal Roach Studios, New World Pictures

Durata: 92 min

Formato: 1,85:1

Budget: $800.000

Incasso (USA): $14.500.000

E' curioso pensare come per un film tratto da un racconto di Stephen King l'autore stesso scrisse una sceneggiatura che... fu rifiutata! Sì, hai capito bene: Stephen King presentò lo script per questo film, ma quelli degli Hal Roach Studios non vollero usarla, incaricando così George Goldsmith del compito di riscriverla. King non era al settimo cielo per questa furbata, però alla fine anche la New World Pictures, a cui fu venduto il progetto, decise di utilizzare la sceneggiatura di Goldsmith. Lui stesso, in un'intervista pubblicata su It Came from the 80s!: Interviews with 124 Cult Filmmakers di Francesco Borseti racconta una discussione animata con King durante una riunione telefonica, in cui il buon Steve lo accusò di non capire niente di horror; Goldsmith contraccambiò accusando King di non capire niente di cinema (tosto, il ragazzo!)


La produzione mise poi in atto una mossa perversa, ma comprensibile: optò per escludere il nome di Goldsmith dai credits, spiegandogli che si trattava soltanto di una questione di dollari; nessuno a quel tempo avrebbe rinunciato ad avere il nome di King stampato sulle locandine (magari al suo lavoro sì, come in questo caso, ma l'apparenza di facciata era importante, dal punto di vista degli incassi).

Vicky è Linda Hamilton, che i più ricorderanno nei panni di Sarah Connor nei vari Terminator. Invece abbiamo un convincente Peter Horton a recitare la parte di Burt, e un inquietante John Franklin che interpreta Isaac, il capo-popolo dei bambini deviati (il suo strano viso non fa capire bene che all'epoca in cui fu girato il film aveva già 24 anni, nonostante impersonasse un ragazzino). Oltre ai personaggi che già conosciamo dal racconto, in questo film ne entrano in gioco altri: Malachai, un antagonista “politico” di Isaac, che cospira per prenderne il posto, e due bambini, Job e Sarah, che invece vorrebbero uscire dalla setta e vengono aiutati in questo da Burt e Vicky. Anche in questo film, dopo un po' di peripezie, i cattivi sono sconfitti e i buoni trionfano, come si suol dire. O meglio, se la danno a gambe.


Il film fu girato in varie location nello stato dell'Iowa, e lungo qualche autostrada della California, nell'ottobre del 1983. Per realizzare l'effetto speciale delle creatura che, come un'enorme talpa, avanza sottoterra nel grano, il direttore degli effetti speciali Wayne Beauchamp ammise di aver “messo sotto” una squadra di boy-scout interessati a vedere la preparazione di un film, invitandoli a scavare la lunga trincea che sarebbe servita per la scena.

Nella scena iniziale sul cruscotto dell'auto di Vicky e Burt è appoggiata una copia di A volte ritornano.

Il film non è affatto male, come puoi vedere anche tu, ed ha riscosso un notevole successo negli anni. Se non altro ha allietato qualcuna delle Notti Horror che seguivo tanti anni fa. Da allora il titolo Grano rosso sangue risveglia nel sottoscritto la nostalgia e il gusto per quell'horror anni '80 che tanto mi fa ritornare indietro nei ricordi di serate estive sintonizzate su Italia1; ma, sentimentalismi a parte, a costo di far evaporare quel buon sapore d'infanzia rovinata, devo tornare teutonicamente alla mia battaglia contro i titoli in italiano. I figli del grano probabilmente non era abbastanza macabro, e allora via col rosso sangue per dare un'idea di maggior orrore, terrore, disgusto e atrocità!

Curiosità musicale. I thrasher Testament si ispirarono a questo film per la stesura di Disciples of the Watch, sull'album The New Order del 1988 (“Disciples of the watch, Obey! Or I'll burn you to that cross!“), mentre i Children Of Bodom utilizzano una frase di Isaac alla fine della loro Scream for silence, sull'album Halo of Blood del 2013 (“Don't you sit there, seize him, punish him, cut him down! I command you!" )

GRANO ROSSO SANGUE II: SACRIFICIO FINALE

FILM


Titolo originale: Children of the corn II: The final sacrifice

Data di uscita (Italia): Maggio 1992

Data di uscita (USA): 29 gennaio 1993

Regia: David Price

Sceneggiatura: A.L.Katz

Company: Corn Cobb Productions, Dimension Films, Fifth Avenue Entertainment

Durata: 92 min

Formato: 1,85:1

Budget: $900.000

Incasso (USA): $6.900.000

Sì, hai visto bene! Lo so che hai fatto un salto dalla sedia quando l'hai notato! Eh, una vera sorpresa, vero?


(sì, lo sappiamo tutti e due, in realtà non ci hai nemmeno fatto caso, non hai la più pallida idea di cosa diavolo sto parlando, ma almeno tienimi il gioco!)


Questo film è uscito prima in Italia che negli USA!

E questo è stato un colpaccio del nostro Sergio Bonelli, che organizzò nel 1992 il terzo Dylan Dog Horror Fest al Palatrussardi e si aggiudicò la prima cinematografica di questa pellicola. Su un articolo de La Repubblica di allora questo film venne presentato come il “sèguito della saga orrorifica campestre di Stephen King “. Non del tutto fuori luogo, a dire la verità.

Sono comunque morto dal ridere!



La storia procede a Hemingford Home, una località vicina a Gatlin, dove gli abitanti del posto si prendono cura dei ragazzini sopravvissuti al pandemonio finale del primo film. A questo scenario si aggiunge l'arrivo in città del reporter John Garrett (interpretato da Terence Knox) e il figlio Danny (Paul Scherrer), arrivati per l'originalissimo desiderio di “cambiare aria per un po' e stabilirsi in una cittadina rurale”. La storia poi diventa un'accozzaglia di scontatezza: i due si innamorano di due donne del posto (una bella signora per il padre, una bella country-girl bionda, ma senza chewing-gum, per il figlio), ma incontrano anche Micah e la banda di ragazzini deviati che lui capeggia. Quasi senza che nessuno badi a loro, questo gruppetto di satanelli uccidono a destra e a manca nelle maniere più disparate

(A mio insindacabile giudizio di amante del trash, vale la pena vedere questo film soltanto per non perdersi la scena della nonnetta in sedia a rotelle, che i terribili ragazzini radio-comandano mentre lei urla “you bastards!” e viene poi sparata nel finestrone del centro anziani da un camion che la investe; con carrozzina, parrucca e tutto quanto: il manichino più rigido mai visto nella storia del cinema! Sublime!)

La produzione del film cominciò nel luglio 1991 a Liberty, North Carolina, dove furono assoldate numerose persone del posto per recitare. Durante le riprese un gruppetto di attivisti cristiani protestò blandamente e qualcuno recapitò un ratto morto sulla porta del regista Price, tanto per far capire la realtà veramente rurale in cui furono eseguite le riprese. La produzione fu costretta a costruire una propria chiesa fittizia per continuare il lavoro.

In effetti l'arrivo delle troupe creò di sicuro un po' di scompiglio, visto che per una scena fu veramente dato alle fiamme un edificio del paese, tanto che poi rimase al suo posto un lotto di nuda terra (la leggenda metropolitana è una bellissima cosa, ma credo che in questo caso la produzione fece tutto in regola, non si mise a incendiare una cittadina del North Carolina per sfizio).

Questo fu l'ultimo film della serie uscito al cinema, da qui in poi tutti gli altri sequel uscirono soltanto in home-video (VHS o DVD). Ma credo di aver esaurito tutta la pazienza possibile e immaginabile da poter spremere a una povera mente che legge queste righe, quindi mi fermo qui, ti parlerò degli altri sette film nel prossimo avvincente post!


Prepara gli anti-staminici, staremo nel grano ancora per un po'.

Max Pinkle


תגובות


© 2018 by Max "Pinkle" Zeni. Proudly created with Wix.com

  • Grey Facebook Icon
bottom of page