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011 - A volte ritornano - Parte 4

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 1 mar 2018
  • Tempo di lettura: 7 min

Arriviamo così alla parte 4 di questa corsa a perdifiato fra i racconti della raccolta A volte ritornano. Ti rimando come alla parte 1, parte 2 e parte 3 se te le fossi perse, e ti ricordo che qui dentro esamino i racconti ma svelo anche le trame, quindi se sei una persona sana di mente e vuoi avere ancora il gusto della sorpresa, non leggere questo post prima di aver letto i racconti.

Se invece non ti importa un cacchio dei miei consigli, accomodati!


6 – IL BAUBAU

Titolo originale: The boogeyman


Baubau: non il verso di un cane balbuziente, ma quel mostro senza volto che usa(va)no nominare genitori e nonni per mettere un freno alle esuberanze dei bambini; sbandierato come una minaccia, avrebbe chiuso la bocca a qualsiasi moccioso in vena di capricci.

Per mia nonna, Trentina, el babao.

Io tributo mezzo omaggio alla mamma di mia mamma (perché questa è in effetti una specialità da nonne), e un altro mezzo omaggio al titolo italiano di questo racconto, e lo chiamerò il “babau”, senza la prima “u”. Una via di mezzo diplomatica. Credo tra l'altro che non esista una dicitura esatta, come succede per tutte le parole popolari, che cambiano di regione in regione. Gli anglofoni non se la passano meglio: hanno il “boogeyman”, ma anche il “bogeyman” e il “boogie man”. Che tra l'altro da noi è anche tradotto spesso come “uomo nero”.

Insomma, tanti nomi per indicare lo stesso mostro, una creatura dal nome incerto, ma dall'aspetto... Beh, no. Anche dell'aspetto non si sa una mazza. E' un mostro senza volto. Generico, senza tanti connotati, si sa solo che fa una paura fottuta. Non si sa bene perché, in fondo è una roba per bambini, ai piccoli basta sapere che fa paura perchè fa paura! Un loop logico infinito: perché fa paura? Beh, perché fa paura! E perché fa paura? Beh, perché fa paura! E perché... ?

Ci siamo capiti.

King ha sempre avuto una predilezione per questa Cosa Senza Nome, la cita nell'introduzione alla raccolta che sto trattando qui, in Danse Macabre e in altri interventi, in occasione di interviste. Per King esiste anche un luogo ben preciso dove potrebbe vivere il suo “boogeyman”: sotto il letto oppure nell'armadio.


Abbiamo numerose occasioni di incontrare il babau nelle sue opere, a parte il racconto di cui discuterò ora. Così su due piedi mi vengono in mente due esempi splendidi. Uno lo troviamo in Stagioni diverse, nel racconto Il corpo: Vern, uno dei ragazzini protagonisti della storia, a un certo punto svela ai suoi amici di avere degli incubi, e poi di risvegliarsi spaventato

“(...) e mi pareva che c'era qualcosa sotto il letto, e se facevo dondolare la gamba da un lato, quella cosa poteva, sapete, afferrarmi (...)”

Un altro esempio è nel romanzo Cujo: in questa storia il piccolo Tad ha degli incubi, e dall'armadio a muro di camera sua escono odori, rumori e la sensazione di qualcosa acquattato dentro. Tanto che il padre scrive per lui un'apposita “formula antimostro”. Il romanzo è uno di quelli in cui meno si sentono presenze o poteri paranormali, a parte questa citazione del babau nell'armadio, che ha un gran valore nella trama. E rimanda moltissimo al racconto di cui ti sto parlando. Anzi, di cui NON ti sto parlando, perché mi rendo conto che non ho ancora speso mezza parola al riguardo!

Prima di arrivarci, un ultimo pensiero: King colloca sempre i suoi boogeymen nel luogo dove siamo presumibilmente più indifesi: la camera da letto.

(Per inciso, secondo me è il bagno, ma probabilmente un horror su una creatura che vive nel cesso non sarebbe preso troppo seriamente. E poi ci ha già pensato Norman Bates a spaventarci in bagno!)

Nel marzo del 1973, su Cavalier, esce il più compiuto omaggio di King al babau, poi collezionato come sesto racconto nella raccolta A volte ritornano.

Il boogeyman di questo racconto perseguita il protagonista Lester Billings, che confessa al proprio analista, il Dr. Harper, di aver ucciso i tre figli piccoli. Non materialmente: si accolla la responsabilità della loro morte per non aver saputo interpretare le loro paure in tempo. I primi due figli muoiono per cause apparentemente naturali in momenti in cui erano da soli nel proprio letto. L'armadio della loro camera però era semi-aperto in entrambe le occasioni, e in entrambe le occasioni i bambini urlarono spaventati.

Lester e Rita Billings traslocano, vivono felicemente nella nuova dimora assieme al terzo figlio, ma ad un certo punto anche qui sembra manifestarsi la presenza oscura, il mostro nell'armadio riprende a farsi vivo. Come se li avesse cercati per mesi e finalmente ritrovati. Una sera Lester e il piccolo restano a casa da soli, e l'uomo è così atterrito dai rumori provenienti dai muri che decide di lasciare il bambino solo in camera, come una specie di agnello sacrificale: un atto meschino causato dal terrore cieco. Poi l'istinto paterno si riaccende e lo spinge ad accorrere sentendo le urla del piccolo, ma è troppo tardi: un'ombra nera gigantesca lo sta scuotendo a morte, spezzandogli il collo. Il racconto si conclude con la seduta dal Dr.Harper: questi esorta Lester a rinnovare l'appuntamento, ma la segretaria non c'è. Lester rientra nello studio per avvisare il dottore e trova, nello sgabuzzino dello studio, il boogeyman in persona che sghignazza, con ancora in mano la maschera dello psicologo.

Gran colpo di scena, no?

Per un racconto di 16 paginette la storia è avvincente, scritta magistralmente, riesce a mettere tensione. Niente male, considerato che in fondo il babau è sempre stato un “mostro per bambini”, qualcosa che difficilmente viene considerato spaventoso. Finchè non ci pensi davvero: credo che salteresti per aria se, senza nessun altro in casa, a un certo punto della notte sentissi dei colpi provenienti da dentro l'armadio o da sotto il tuo letto!


Riflettici.

Le nonne lo sapevano!

I FILM

Solo dollar babies per questo racconto! Se non ti ricordi cosa sia un dollar baby: si tratta di un cortometraggio a bassissimo costo. King accetta il pagamento di un dollaro per la realizzazione di un film “amatoriale” tratto da qualsiasi suo racconto breve. Questo il super-riassunto della forma contrattuale denominata appunto dollar deal, nella parte 1 trovi una spiegazione un po' più esaustiva. In ogni caso volevo comunque rinfrescare il concetto anche qui, perché per questo racconto breve abbiamo fra gli altri, signori e signore, il primo dollar baby in assoluto!

Ma non è da solo, quindi tieniti forte perché l'elenco è sostanzioso e la noia sarà sul tuo groppone da qui fino alla fine di questo post.

The boogyman, USA – 1982 – 28 minuti, di Jeff Schiro. Sebbene già nel 1980 Frank Darabont chiese i diritti per lavorare sul racconto The woman in the room, questo fu il primo dollar baby uscito sul mercato: si tratta di un film amatoriale, prodotto nel 1982 dal regista universitario Jeff Schiro.

Uscì anche in VHS, in un'edizione della Granite Entertainment Group intitolata Stephen King's Nightshift Collection, che aveva lo scopo di collezionare alcuni cortometraggi tratti, per l'appunto, dai racconti di King. Su questo Volume 1, del 1986, uscirono The Boogyman e The woman in the room di Darabont, a cui accennavo sopra. Nel 1989 uscì un secondo volume, contenente Disciples of the crow, di John Woodward, di cui ti parlerò fra pochi post, e Night waiter, un film del 1987 diretto da Jack Garrett, che è stato incluso nella raccolta anche se effettivamente non riprende alcun racconto pubblicato di Stephen King (a parte un certo richiamo alle vicende di Shining).

La Interglobal Home Video fece poi uscire delle versioni singole dei due cortometraggi del primo volume, chiamandole rispettivamente Volume 1 e Volume 2, giusto per confondere ancora di più le idee.

Il caos degli anni '80, quanto lo amo! Qui trovi un sostanzioso articolo su queste edizioni. Invece su Youtube si trova il film completo di Schiro.

The boogeyman, Ireland – 2010 – 27 minuti, di Gerard Lough. La versione, di un regista irlandese più specializzato in video musicali che in film, è ambientata già in epoca contemporanea e ci presenta un mostro con dita a salsicciotto che spaventa ben poco, come potrai notare dal trailer.

The boogeyman, Ireland – 2011 – 21 minuti, di John McGovern. Passa un anno e ci riprova un altro irlandese. Qua la fotografia sembra un po' più dinamica, ma resta un prodotto totalmente amatoriale. Beccati il trailer.

The boogeyman, USA – 2012 – 17 minuti, di Tommy Golden & Scott Crain. Passa un altro anno e stavolta arriva sugli schermi un prodotto statunitense. Dal trailer e da un simpatico footage dietro le quinte non sembra malaccio.

The boogeyman, UK – 2013 – 1 ora e 25 minuti, di Seb Shaw. Prodotto dall'indipendente Visionary Phoenix Films (ma ci troviamo nel vecchio continente, non in Arizona!), siamo di fronte ad un vero e proprio lungometraggio. La produzione è molto lontana da quella che si trova nei film per il cinema, come si evince dal trailer, ma c'è del coraggio a trarne un lavoro così lungo. E' stato poi ingaggiato il compositore Giulio De Gaetano (italiano, che dici?) per comporre le musiche.


The boogeyman, USA – 2013 – 29 minuti, di Mando Franco. Prodotto per la Evil Panda Films, si tratta della versione con le immagini decisamente più professionali, fra quelle trattate fin qui. Ed è anche quello recitato decisamente meglio. Fra tutti è quello che consiglierei di guardare. Qui il trailer. E' stato anche selezionato per dei premi, come si vede nella pagina Facebook del progetto.

The boogeyman, USA – 2013 – 25 minuti, di Jenny Januszewski. Eccone un altro dalla qualità decisamente superiore. Ce lo dice il trailer. Niente male per una fotografa e cineasta 3D alle prese con la cinematografia narrativa “classica”! Anche questo, come il precedente (non te l'avevo detto), nasce da un progetto di crowdfunding.

The boogeyman, UK – 2014, di Stephen Hyams. Scuro, movimentato, drammatico. Queste le impressioni trasmesse dal trailer di questo cotro, prodotto dalla Arcadia Film UK, con un budget stimato di circa mille sterline. Non un capitale, vero?

The boogeyman, USA – 2014 – 45 minuti, di Bobby Easley. Torniamo oltreoceano per una produzione dalla durata di circa tre quarti d'ora. La curiosità di questo mediometraggio è che abbiamo un VIP: ovvero John “Grandpa” Dugan, direttamente da Non aprite quella porta. Bel colpo, Mr.Easley! Ecco il sito ufficiale.

Come ho fatto per altri dollar babies, ti segnalo che c'è traccia (un poster) di un The Boogeyman diretto da tale Rachell Dixon, di cui non si ha nessuna notizia. Se diventerà un capolavoro non si dica che non ce n'eravamo accorti, qui dentro!

Ho l'impressione che anche questa volta mi conviene trattare un solo racconto di A volte ritornano, perché ho superato la lunghezza che separa la decenza dall'accanimento, quindi ci ritroviamo per la prossima parte, la quinta, in cui ti presenterò la putrida Materia Grigia.

Max Pinkle

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