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009 - A volte ritornano - Parte 2

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 17 feb 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

In questo post continua la scalata a quella raccolta di racconti del 1978 intitolata A volte ritornano, di cui ho iniziato a scrivere nel post precedente, che ho battezzato "parte 1".

Fine dei preamboli.

Sì, oggi sono un po' spilorcio, ma mi tuffo direttamente nei racconti, anche se, come sempre, ti avviso che da qui in avanti svelerò le trame. Are you ready?



3 - RISACCA NOTTURNA

Titolo originale: Night surf

Ubris era una rivista letteraria pubblicata dalla University of Maine. Non so se questo giornale abbia qualche straccio di notorietà (non so nemmeno se esista ancora), ma di sicuro se ce l'ha è soprattutto merito dei numerosi racconti di Stephen King pubblicati sulle sue pagine. Risacca notturna è apparso per la prima volta sul numero primaverile di Ubris, nel 1969.

In un'intervista del 1981 a Bill Munster, King confessa:

(...) scrivendo Risacca notturna sentivo che il romanzo era vicino, solamente non ero pronto per scriverlo (avevo solo diciannove anni quando ho scritto quel racconto)

In effetti ai tempi dell'intervista il romanzo era già arrivato in libreria: un bel malloppone di centinaia di pagine intitolato The stand (da noi L'ombra dello scorpione), pubblicato nel settembre del 1978.


Il racconto ci presenta di un gruppetto di ragazzi su una spiaggia del New Hampshire, Anson Beach, in una notte d'agosto. Sono fra i pochi sopravvissuti ad una super-influenza, un virus chiamato A6, per gli amici “Captain Trips”. L'epidemia ha sterminato l'umanità, e i ragazzi riflettono sul loro destino attorno a un fuoco; hanno un buon motivo per riflettere, visto che hanno appena bruciato vivo un uomo delirante e febbricitante che si era presentato loro mezzo moribondo. L'hanno fatto come una specie di rituale catartico, senza passione né tristezza, solo per vedere cosa sarebbe successo. Uno di loro confessa poi di sentire anche lui i sintomi dell'A6, gettando sconforto sugli altri, che erano convinti di esserne immuni, avendo già superato una precedente infezione schedata come A2. Fine del racconto.


Lo so, non c'è molta storia. Ma la scrittura qui è efficacissima, vieni preso per i capelli e portato attorno a quel falò, pervaso dalla triste apatia dei protagonisti, e ti senti parte della storia. Niente male davvero! Per quanto riguarda i racconti King è SEMPRE molto efficace, ma alcuni sono soltanto dei quadretti, mettono in luce una situazione, spesso paradossale, senza approfondire troppo la trama.


A me questo piace tantissimo, per inciso.

I FILM


Non piace solo a me, evidentemente, visto che un del po' di registi si sono accalappiati per un dollaro il diritto a girare la loro versione filmica di Risacca notturna. Se non ti capaciti di questo prezzo irrisorio ti invito a leggere la parte 1 di questo articolo, in cui ti parlo dei Dollar Babies. Attualmente per Night Surf circolano sei titoli, che ti elenco in ordine cronologico:

Night Surf, USA – 2002 – 33 minuti, di Peter Sullivan. Ecco un link dove si trovano notizie interessanti

Night Surf, USA – 2007 – 17 minuti, di Stephen William Parkhurst.

Night Surf, USA – 2007 – 10 minuti, di Samuel Vary.

Project Nine, USA – 2010 – 75 minuti, di Dan Sullivan. Ecco il trailer della parte 6 e della parte 7. Questo promette bene!

Night Surf, USA – 2013 – 14 minuti, di David Humphreys. Ecco il film e anche il sito di crowd funding da dov'è iniziato il progetto.

Night Surf, USA – 2014 – 9 minuti, di Oren Benamor.

Night Surf, UK – 2014 – 14 minuti, di Tony Pomfret. Ecco il film.

E poi c'è traccia di un progetto abbandonato da parte di un certo Jim Rawley, intitolato Captain Trips.

Sì, lo so anch'io, gli elenchi non sono molto sexy; però se voglio davvero raccontarti tutto quello che c'è da raccontare, e lo voglio, mi tocca anche scendere a compromessi. Evito di recensire tutti i cortometraggi per due motivi molto semplici: sarebbe una palla colossale da leggere, inoltre non li ho visti! Ho visto soltanto il materiale disponibile online, di cui ti ho fornito i link, ma non sono riuscito a trovare altro. Il giorno in cui vorrò collezionare cortometraggi di King scriverò una bella mail ai registi per farmeli mandare, nel frattempo, se sai che ho saltato qualcosa, ti invito a farmelo presente. Con i modi che preferisci, insulti compresi.

4 - IO SONO LA PORTA

Titolo originale: I am the doorway

Cavalier è un po' il Playboy di serie B, una rivista bella patinata per soli uomini (o per uomini soli?) che oltre alle rosee curve di qualche bella modella che si è dimenticata i vestiti a casa, pubblica ogni tanto opere letterarie. Stephen King ha spesso scritto racconti per Cavalier, come già hai potuto vedere per Graveyard Shift, di cui ti ho parlato un post fa, e questo I am the doorway ha visto la luce sulle pagine del numero di Marzo del 1971, presentato come

A sci-fi story you'll never forget.

La storia è stata presa come spunto grafico per numerose copertine delle edizioni tascabili, in particolare è memorabile quella apribile della Signet.

King ci racconta la mutazione genetica di Arthur, un astronauta rientrato da una missione su Venere (OK, chi è un po' informato sulla ricerca spaziale sarà già sul pavimento che rotola ululando e strappandosi gli occhi dalle orbite, ma la storia è così, non ci posso fare niente). Il povero Arthur è “abitato” da uno sgradito extra-terrestre che vede il nostro mondo attraverso di lui, precisamente attraverso le sue mani, sulle quali sono spuntati degli orribili occhi. Arthur non soltanto vede quello che vedono i suoi nuovi occhi, ma soprattutto percepisce i sentimenti di disgusto e ribrezzo che prova il suo controllore spaziale quando vede noi umani: anche Arthur sente i propri simili come dei mostri. Il poveretto le prova tutte per sbarazzarsi di questa nuova vista, fasciandosi le mani. Purtroppo non serve a niente, perché la sua intera persona è ormai teleguidata, fino a commettere una serie di brutali omicidi. Arthur prende coraggio e si ustiona le mani. Si risveglia all'ospedale, dove scopre con orrore che dei nuovi occhi gli sono spuntati sul petto...

Se vuoi saperne ancora di più, un interessantissimo approfondimento su questo racconto ci viene da questo blog.


I FILM


Sono stra-convinto che una storia del genere starebbe benissimo nella prossima stagione di Black Mirror, o non avrebbe sfigurato nelle serie Ai confini della realtà (quella del 1985, evidentemente, non la prima). Una storia sci-fi con un forte lato umano non può non finire al cinema; invece finora abbiamo soltanto un pugno di Dollar Babies:

I am the door, 2012 - 5 minuti, di R.Victor Vandenbosch.

I am the doorway, UK – 2015 - 30 minuti, di Matthew J. Rowney. Questo sembra interessante. Beccati il trailer.

I am the doorway, USA – 2016 - 8 minuti, di Joe Kowalski. Ecco un link al sito, che più o meno mostra il nulla più totale.

I am the doorway, Repubblica Cèca – 2017 - 15 minuti, di Robin Kasparik. A riprova che non solo Hollywood sforna cinema di qualità, nel sito ufficiale trovi un trailer che ispira tantissimo. Questo cortometraggio ha già parecchie nomination a vari premi nel settore, e credo di capire perché. Lo voglio! Ecco anche la pagina Facebook .

I am the doorway, UK – 2018 - 20 minuti, di Simon Pearce. Questo è fresco fresco di uscita. Ecco una chiacchierata con il regista e la pagina Facebook ufficiale.

Per tanti Dollar Babies riusciti e ben fatti, ce ne sono altrettanti abortiti, in pausa, cancellati, irrealizzati, di cui si era visto qualche sito, qualche fotografia, qualche annuncio sparpagliato per la rete: te li elenco, che se per caso ritorna qualche eco dal radar possiamo dire che l'avevamo previsto.

I am the doorway, USA di Mark McFarlane

I am the doorway, di Kristian Alexander

I am the doorway, USA di Warren Ray

Doorway, USA, di Alden Miller

I am the doorway, di James McGorry

I am the doorway, di Brian Dillon

I am the doorway, di Mikhail Tank e Jamie Brown

Sempre meno sexy, lo so. Ecco perché ti lascio. Non posso continuare in questo modo.

Hai ragione, questo post è più corto degli altri, sono a 9000 parole scarse contro le solite 11000.


(Se le ho contate davvero? No, c'è un piccolo contatore sul sito, che ti credi?!)


Inoltre non potrei parlarti del prossimo racconto in poche righe, visto che ne hanno ricavato ben tre film. Film veri, questa volta! Quindi mi sa che gli dedicherò un intero post. Sto parlando di The mangler, per gli amici Il compressore.


Max Pinkle

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