top of page

WORLD

Cerca

015 - A volte ritornano - Parte 8

  • Immagine del redattore: Max Pinkle
    Max Pinkle
  • 17 apr 2018
  • Tempo di lettura: 9 min

Senti un po', chiariamo subito una cosa: mi rendo conto che forse questa faccenda di A volte ritornano mi ha un po' preso la mano. E' ormai l'ottavo post che scrivo su questa raccolta, e sono arrivato solo all'undicesimo racconto.

Su venti.

Di questo ritmo prima di completare questo blog avranno già dismesso internet per qualche nuova tecnologia. Ma io non demordo. Stupido come un sasso vado avanti al mio ritmo insopportabile, e dunque rieccoci qua, ripartiamo da undici!

E vedremo un caso interessante, che ti racconterò. Ma, come sempre, ti avviso che accennerò anche alla trama, quindi se ho la fortuna di averti fra le tre persone che seguono questo blog, ti perderò qua: non vorrai certo rovinarti la storia! Per chi resta (io?), salpiamo un'altra volta!

11 – PRIMAVERA DA FRAGOLE

Titolo originale: Strawberry spring


Questo racconto è romantico. Dannatamente romantico! In senso letterale, perché porta con sé un'abbondante dose di dannazione. Ed è scritto proprio bene, quasi poeticamente. Probabilmente lo stile un po' letterario deriva dalla giovane età di King quando lo scrisse, visto che si tratta di uno dei suoi primi racconti, pubblicato nel numero autunnale del 1968 di Ubris, rivista del college (a cui avevo già accennato nel primo post della serie). La storia ci porta proprio in una scuola superiore, il fittizio New Sharon College, collocato nell'omonima cittadina (reale) del Maine. Ci viene raccontata da un narratore anonimo, che ci svela un suo ricordo di otto anni prima, facendo cominciare la vicenda il 16 marzo 1968, all'inizio della cosiddetta “strawberry spring”, la primavera da fragole. Si tratta di un periodo dell'anno (simile all' “estate indiana”) che capita alla fine dell'inverno, quando una temperatura particolarmente calda si presenta prematuramente, per poi lasciare spazio nuovamente alle temperature più rigide della stagione.

La copertina di Ubris, autunno 1968

La voce narrante ci racconta la vicenda capitata durante una primavera da fragole al campus: una serie di omicidi di ragazze (femminicidi, diremmo oggi) sconvolge gli studenti, la polizia locale e la comunità; il parco e la scuola sono pervasi da una fitta nebbia ovattata, e il caso non viene risolto, mentre il serial-killer si guadagna il soprannome di Springheel Jack (storpiatura di una figura semi-mitologica inglese chiamata “Spring-heeled Jack”, stando all'interessantissimo blog di Bryant Burnette, e un non troppo vago richiamo a Jack lo Squartatore). In realtà nel racconto il soprannome sembra derivare dal caso di tale dottor John Hawkins, di Bristol, che avrebbe fatto fuori cinque mogli con intrugli farmaceutici. Ho cercato su internet notizie su questo figuro, e non c'è niente, ma la cosa buffa è che King si è rivelato preveggente, visto che si è verificato davvero un “caso John Hawkins”, nel 1988.

Ma torniamo al racconto, che subisce una svolta nel finale, quando scopriamo che nel presente (il presente della voce narrante, ovvero otto anni dopo quel famigerato '68) è tornata una primavera da fragole, e con essa anche il killer.

Il narratore però ci fa intendere qualcosa di più:

I can hear my wife as I write this, in the next room, crying. She thinks I was with another woman last night. And oh dear God, I think so too.

(traduzione: “Mentre scrivo, sento che mia moglie, nella stanza accanto, sta piangendo. Pensa che io sia stato con un'altra donna, ieri sera. E, oh povero me, lo penso anch'io!”)

Il finale spiazza noi lettori, sopraffatti dalla consapevolezza guadagnata soltanto all'ultima frase. Mi farai notare che lo stratagemma di buttare lì qualcosa di inatteso nelle ultime righe di un racconto è quanto di più scontato e utilizzato possibile, ingenuo che sono! Vero, ma non è la scoperta dell'assassino la vera sorpresa, bensì il fatto che retrospettivamente tutto torna ad incastrarsi perfettamente: soprattutto il tono nostalgico che usava il narratore per tutto il racconto, quasi assaporando un dolce ricordo di momenti preziosi, e la vaghezza dei suoi ricordi, annebbiati (per usare uno scontato gioco di parole), in certi altri punti. Oltre a questo, la trama detta anche lo stile usato, e di conseguenza il racconto diventa onirico, sospeso, ovattato come la nebbia.

Fa tenerezza la fantastica descrizione dell'ultima vittima di Springheel Jack:

(...) una cosuccia grassottella e malinconicamente graziosa che abitava in un appartamento, in città. (...)

Povera Marsha Curran, poserò dei fiori sulla tua tomba di parole!

I FILM

In questo caso non abbiamo grande cinema, ma solo un pugno di dollar babies. Ho il dubbio di aver già usato questa frase. Andrei a controllare, ma se per caso l'avessi già usata ora dovrei trovarne un'altra, e questa è così western!!! Cerca di capirmi! Non posso proprio farlo.


Strawberry spring, USA – 2001 – 8 minuti, di Doveed Linder. Due cose importanti su questo corto: la prima è che è uscito il 29 luglio, cioè il giorno del mio compleanno; la seconda è che Doveed Linder aveva già fatto uscire il 15 dicembre 1995 un suo film basato su questa storia, di cui si è persa ogni traccia. Probabilmente era la prova generale. Il film gode di un taglio decisamente professionale, ci sono location efficaci e addirittura poliziotti con tanto di volanti e numerosi mezzi di soccorso; non male per una produzione di appena otto minuti. La qualità è da cinema. Qui trovi il cortometraggio completo.

Strawberry spring, USA – 2011 – 10 minuti, di Josh Hughes. Non ci sono molte notizie su questa produzione. Appena una menzione su un paio di siti per completisti dei cortometraggi kinghiani. Eppure credo di averlo scovato su youtube, se non sbaglio: questo è il link, dove viene presentato come una produzione dell'università Oshkosh del Wisconsin da Kyle Halter, uno dei produttori ed editore del progetto. Devo dire che non mi ha molto convinto, sia per le immagini che per la recitazione, però si lascia guardare. Piacevole ma non eccezionale.


Strawberry spring, USA – 2013 – 23 minuti, di Scott Crain. Siamo davanti a una produzione più seria, con una durata decisamente più interessante e delle immagini più professionali. Uscito per la prima volta in Olanda, questo film nasce da un progetto di crowd-funding che ha raggiunto più di tremila dollari donati dai fan.

Strawberry spring, Canada – 2016, di Jeanette Bemma. Presentato all'Ontario Fantasy Movies, di questo lavoro ho trovato soltanto il trailer. Non si capisce molto bene, ma visto che sono stati spesi ventimila dollari canadesi (quasi 13.000 euro) mi sbilancio e credo che sia di buon livello. Se ti sorprende questa mia affermazione, so anch'io che per il cinema tredicimila euro sono niente di niente, ma qui parliamo di film universitari, di cortometraggi lo-fi, a livello poco più che amatoriale.

Strawberry spring, Canada – 2016, di Carter DeCurtis e Morgan Gundersen. Per un attimo pensavo di confondermi con il cortometraggio appena presentato sopra: stessa data, stessa nazionalità, ma ancora di più, entrambi dall'Ontario! Eppure no, è un altro lavoro, premiato al HT Student Film Festival, tenuto dalla Holy Trinity Catholic High School. Curioso che un istituto cattolico premi un cortometraggio horror, ma in effetti questo è girato davvero bene. Certo, ci sono molti “valori positivi” nel taglio che viene dato alla storia, ma non per questo viene edulcorata troppo, e anzi mantiene il suo pathos misterioso.

Una scena dal corto di Doveed Linder

Proprio perché siamo qua, e per la mia stupida mania per il nozionismo, ti cito questo piccolo divertissement di un certo Nic Lecheler: lo trovi qui, e caro Nic, scommetto che nemmeno tu ti aspettavi di essere citato da un altro Signor Nessuno, cioè il sottoscritto.

E sempre per menzionare anche i lavori perduti cito uno Strawberry Spring a firma di tale Jon Rosling di cui non ho trovato alcuna traccia sulla rete (se non che esiste). Dev'essere legato a una certa Eyes Film inglese, ma questo è un lavoro per detective, non per me. Viene dato in produzione anche un'altro remake di questa storia, previsto per il 2020, da parte di tale Long Rhode Entertainment. Staremo a vedere.


Ma andiamo avanti, che ho già visto che le liste della spesa ti fanno sbadigliare!

12 – IL CORNICIONE

Titolo originale: The ledge

Doppio racconto, questa volta. Parliamo di un “classico” della raccolta, uno dei racconti più noti, credo, perché è stato rappresentato nel film Cat's eye, una di quelle chicche a episodi che andavano tanti anni fa (leggi Creepshow, Trilogy of terror, ecc).


Penthouse, luglio 1976

Ma di questo ti parlo dopo, prima vediamo le pagine scritte: ormai ti aspetterai che la prima pubblicazione sia avvenuta su Cavalier. Invece no, questo racconto vide la luce sulle patinate paginone di Penthouse, nel numero di luglio 1976 (anche stavolta siamo al mio mese di nascita; se dopo questa notizia morissi dalla voglia di procurarti questo numero, sappi che per una sessantina di dollari lo trovi in giro sulla rete).


La trama è divertente: Norris si trova nell'appartamento di lusso di un noto criminale, Cressner. Norris è l'insegnante di tennis di Marcia, la moglie del temibile Cressner, ma i due hanno avuto la malaugurata idea, fra un set e l'altro, di innamorarsi. Il gangster trova un modo decisamente creativo per vendicarsi del fedifrago insegnante: amante delle scommesse, gli propone un patto; se Norris sarà in grado di fare il giro completo del grattacielo percorrendo il cornicione di 13 centimetri su tutti i quattro lati, avrà Marcia, una somma in denaro, la libertà. Se invece si rifiutasse, gli scagnozzi di Cressner hanno nascosto una cospicua quantità di eroina nella sua macchina, pronti a farlo rinchiudere per anni in galera. Norris è incastrato: per la sua posizione si ritrova a dover compiere l'impresa.


(Prima di proseguire, un paio di considerazioni: siamo all'interno di un racconto di fantasia, quindi concediamo un briciolo di sospensione dell'incredulità, come si suol dire, e godiamoci lo show. Però, a pensarci bene: A) tredici centimetri sono umanamente impercorribili, il baricentro sarebbe così indietro che solo posizionarsi su un cornicione del genere, con davanti un muro verticale, sarebbe impossibile; se non ci credi prendi un righello, mettilo davanti a un muro e prova. B) Credo che quasi nessuno preferirebbe la morte certa al carcere, e probabilmente la cosa più realistica è che il buon Norris, nel mondo reale, sarebbe rimasto incastrato dall'eroina, piuttosto che farsi il giro del palazzo. E' anche vero che oggigiorno impazzano su Youtube video di acrobati spericolati appesi a minuscoli appigli al centesimo piano di qualche palazzo in Russia, quindi probabilmente la realtà supera la fantasia in molti casi. Bella questa frase, non l'hai mai sentita, vero?)


Congetture a parte, il buon Norris, fra un rischio di morte e l'altro, lentamente percorre tutto il giro, rientra nella stanza e scopre che Cressner, sadicamente, gli ha mentito: Marcia è stata uccisa, e il gorilla del gangster punta una pistola alla tempia del tennista. Questi, accecato dalla rabbia, e con un po' di fortuna concessagli da Mr. Stephen King, lo disarma e si vendica sul malvagio malavitoso. Gli offre la sua stessa medicina, obbligandolo a fare il giro del cornicione. Ma ci fa intendere che alla fine del giro non lo risparmierà comunque.

Siamo di fronte a una storiella seventies, caratterizzata da poca psicologia dei personaggi, ma da moltissima adrenalina; una cosa disimpegnata ma assolutamente divertente, che ti tiene a chiappe strette per tutta la lettura, se intendi cosa voglio dire.

I FILM

L'OCCHIO DEL GATTO

FILM


Titolo originale: Cat's Eye o Stephen King's Cat's Eye

Data di uscita (USA): 12 aprile 1985

Data di uscita (Italia): 18 ottobre 1985

Regia: Lewis Teague

Sceneggiatura: Stephen King

Company: Dino De Laurentiis Company

Durata: 94 min

Formato: 2,35:1

Budget: $7.000.000

Incasso USA: $13.086.000

Nel 1985 Dino De Laurentiis doveva credere molto in Stephen King, visto che gli affidò la sceneggiatura di questo film a episodi e la regia di Brivido, di cui ti ho già parlato. Il formato di quest'opera è quella dell'antologia di episodi. La regia è stata affidata al buon Lewis Teague, già all'opera con Cujo.


Si tratta di tre storie legate superficialmente dalla presenza di un gatto viaggiatore che, percorrendo le sue strade dopo aver sognato una bambina (Drew Barrymore) in pericolo, introduce dei pretesti per entrare nel vivo degli episodi veri e propri. Sembrerebbe che fosse prevista un'introduzione che doveva spiegare un po' meglio la presenza di questo gatto, ma poi fu esclusa dalla produzione finale.


Due delle tre storie, Quitters Inc. e Il cornicione, sono tratti da racconti di King già pubblicati, mentre il terzo, Il generale, è stato scritto appositamente per il film, e dà al gatto il ruolo di protagonista.


Tralascio Quitters Inc. perché te ne parlerò molto presto, essendo compreso anche lui nella raccolta. Il secondo racconto è proprio Il cornicione: in questo troviamo la storia quasi identica al racconto stampato. Un piccolo ruolo viene affidato anche al gatto, che gironzola nell'appartamento, mentre sul finale Cressner (interpretato da Kenneth McMillan, il barone Vladimir Harkonnen di Dune) precipita dal palazzo (nel racconto invece rimaniamo in sospeso, senza conoscere la sua sorte).

Bravo anche Robert Hays, che è in grado di interpretare egregiamente la tensione della passeggiata nel vuoto, ma suscita un enorme "però": dopo averlo visto pilotare L'aereo più pazzo del mondo (1980) non lo si può immaginare in un ruolo anche minimamente serio!

Il terzo episodio non c'entra niente con la raccolta A volte ritornano, ma te lo accenno, se no non saprei in che altro momento parlartene: troviamo la piccola Amanda, spaventata nella notte da un piccolo mostriciattolo che la tormenta, un troll in miniatura. Il gatto arriva per lei, che lo battezza Il Generale, e si scontra col troll, che nel frattempo fa fuori il pappagallo di casa con uno spadino (ehm... sì, hai letto bene, succede proprio questo...)

I genitori fanno fatica a credere che non sia stato Il Generale a uccidere il loro pappagallino, e lo portano a far sopprimere dal veterinario. Sembra che la piccola sia ormai nelle grinfie del mostriciattolo, che le toglie il respiro, quando il nostro amico peloso, fuggito dal negozio di animali, riesce ad accorrere e salvarla.

Drew Barrymore aveva già recitato in Fenomeni Paranormali Incontrollabili, nel 1984, tratto da L'incendiaria, di Stephen King.

Sembrerebbe che ci fossero dei piani iniziali per includere anche A volte ritornano (il racconto) fra gli episodi, ma poi si preferì farne un film vero e proprio.

Il film è pieno di autocitazioni da parte di King: durante le camminate del gatto, questi viene inseguito da un San Bernardo idrofobo (riferimento a Cujo) e quasi investito da una Plymouth Fury (riferimento a Christine). Nel primo episodio il protagonista sta guardando in TV La zona morta (film dell'83 tratto dall'omonimo romanzo), mentre nell'ultimo episodio la madre di Amanda sta leggendo Pet Sematary. Inoltre, nell'appartamento di Cressner appare il numero di luglio del 1976 di Penthouse, su cui fu pubblicato il racconto Il cornicione.


Con questo ti lascio. Se vorrai conoscere un metodo alternativo per tagliare l'erba del tuo giardino, visto che il bel tempo è alle porte, non devi far altro che seguire il prossimo articolo su questo bloggino; ti parlerò de La falciatrice.

Max Pinkle


Comments


© 2018 by Max "Pinkle" Zeni. Proudly created with Wix.com

  • Grey Facebook Icon
bottom of page