005 - Shining
- Max Pinkle
- 22 gen 2018
- Tempo di lettura: 7 min

ROMANZO Titolo originale: Shining
Prima pubblicazione: 28 gennaio 1977
Casa editrice: Doubleday
Nr. pagine: 447
A fine gennaio di ben 41 anni fa uscì nelle librerie uno dei capolavori indiscussi della letteratura horror. Shining lanciò nell'olimpo degli scrittori da best-seller l'ancora giovane Stephen King, e se ciò non bastasse fu il plot su cui si basò Kubrick per regalare al mondo uno dei più grandi film dell'orrore di tutta la storia del cinema. Esagero? Beh, se esagero io allora sono in buona compagnia, perché questa premessa credo sia presente in tutte le recensioni di Shining, su carta stampata e sul web.
Dunque, parliamo del terzo lavoro di King pubblicato dalla Doubleday. Ironia della sorte, Bill Thompson, fedele editore del nostro Steve, tentò di dissuaderlo dal pubblicare una storia simile, cercando di fargli capire che, dopo i primi due libri pubblicati, questo avrebbe definitivamente apposto il timbro di “scrittore horror” all'autore. Per quest'ultimo però si trattava di una gradita menzione al merito e infatti tirò dritto per la sua strada (con ragione, direi).
Dopo aver pubblicato i primi due lavori (Carrie e Le notti di Salem), entrambi ambientati nel Maine, Stephen King sentiva il bisogno di cambiare location. Cercava probabilmente un diverso ambiente per il romanzo, ma anche per se stesso, se è vero che nell'ottobre del 1974, lui e la moglie Tabitha presero armi e bagagli e si trasferirono per qualche tempo in Colorado. Per la precisione a Estes Park, vicino alle Montagne Rocciose, in un resort coloniale di 142 stanze chiamato The Stanley Hotel. I due coniugi erano decisamente fuori stagione (il check-in avvenne il 30 ottobre), quindi il resort era già preparato alla chiusura, senza clienti a parte il signor King e consorte, ai quali fu riservata la camera numero 217 (che è lo stesso numero che appare nel libro per la Stanza Maledetta, mentre nel film di Kubrick il numero diventò 237; tra l'altro il regista scelse anche un altro albergo, il Timberline Lodge, che si trova sui monti Hood, in Oregon, ma questa è roba che ti dovrò raccontare scrivendo del film; e ancora tra l'altro, la miniserie della ABC del 1997 fu invece ambientata proprio allo Stanley Hotel; ho finito i “tra l'altro”, promesso).

King non fu avaro di particolari nel riportare la genesi del romanzo (in un giro di interviste del 1997, per promuovere l'omonima miniserie TV); infatti ci racconta della cena in una grande sala ristorante deserta, con tutte le sedie a testa in giù sui tavoli; di un drink serale nel bar deserto, dove l'unico personaggio a servirlo era il bartender Grady (nome poi utilizzato nel libro).
Altri elementi intervenuti nella genesi del libro te li dovrò raccontare dopo aver esposto un po' la vicenda narrata.
(sì, scommetto che esiste qualcuno che ancora non lo sa perché non ha letto il libro né visto il film, e che, grazie a me, leggendo le prossime righe si troverà la sorpresa rovinata! Quindi, come ormai sono abituato a dirti, NON leggere la trama se non sai già la trama. Per capire dove scrivo la trama ho scritto "TRAMA" prima di raccontarti la trama. Tutto chiaro? O vuoi che ripeto la parola “trama” per un'altra decina di volte?)
TRAMA
Jack Torrance è uno scrittore in cerca di uno spiraglio di fama (e quindi di remunerazione). E' anche un marito e un padre affettuoso, che però ha un paio di grossi problemi: è alcolista e, in parte per colpa del proprio carattere instabile dovuto a un'infanzia di abusi, è anche disoccupato. Ha perso il lavoro a causa di un episodio violento nei confronti di un suo studente. Non è la prima volta che Jack Torrance perde le staffe e fa male a qualcuno: come apprendiamo leggendo, infatti, anche al piccolo Danny, il suo amato figliolo, Jack ruppe un braccio durante uno scatto d'ira. Per tutti questi motivi è alla ricerca di un impiego e di un'occasione per redimersi, per pulirsi dall'alcolismo e recuperare il proprio matrimonio, sempre più in crisi.

E' fortunato, perché all'Overlook Hotel cercano un guardiano per la stagione invernale di chiusura. La famiglia Torrance finisce quindi per un bel po' di settimane nel grande albergo chiuso. Ben presto Danny inizia ad essere vittima di visioni sgradevoli a causa del proprio shining. Cos'è lo shining? Glielo spiega il cuoco Dick Hallorann, in possesso anche lui dello stesso potere: si tratta di una sorta di attività parapsichica che permette di comunicare telepaticamente, ma anche di avere una sorta di “antenna sull'al di là”, a volte portatrice di immagini terribili.
Jack e la moglie Wendy si accorgono presto che Danny ha sempre più episodi di black-out e crisi di terrore, infatti lei medita di portare via il piccolo e lasciare il marito da solo nel suo compito di custode dell'albergo. Ne discutono, non arrivano a una decisione, ma il tempo decide per loro: arriva infatti la stagione delle nevi e in poco tempo l'hotel è isolato dalla civiltà. Ben presto anche Jack è preda del più terribile caso letterario di cabin-fever (una sorta di claustrofobia da luogo isolato); l'hotel inizia ad avere un'influenza nefasta su di lui, che ben presto si convince di convivere con due nemici, con degli ostacoli alla propria realizzazione personale. In pratica impazzisce. E diventa sempre più violento.
Non ti racconto proprio tutto, fatto sta che nel climax sempre più serrato, Danny chiede aiuto telepaticamente al cuoco Hallorann che accorre (dalla Florida, puoi immaginare anche tu che corsa contro il tempo sia la sua).
Il finale è grandioso e catastrofico, anche se tutto sommato King ha risparmiato un sacco di personaggi, stranamente: ormai ci aveva abituato alle stragi, con Carrie e Le notti di Salem, mentre qui a soccombere è l'ormai irrecuperabile Jack Torrance. E l'Overlook Hotel.

UN ULTIMO PENSIERINO
Ok, la storia è questa: ci sono sicuramente più di un paio di elementi autobiografici in questo libro; lo scrittore in cerca di ispirazione, una moglie e un figlio piccolo (nel caso di King un paio) e soprattutto una lotta di resistenza contro l'alcolismo, una bestia che purtroppo aveva già morso lo scrittore nella vita reale.
Probabilmente anche per questo motivo il racconto è così riuscito.
E' davvero un libro convincente, perché secondo me si respira sincerità, il realismo di un quadro familiare. Sì, ti sembrerò idiota a spacciare per realistica la storia di un albergo stregato che fa impazzire il suo custode, ma il bello di questo romanzo è che per tutta la durata del racconto ti mantiene con l'idea che lui potrebbe essere SOLO impazzito; c'è l'ambiguità continua che suscita nel lettore gli interrogativi: ma il barista Lloyd c'è davvero o lo vede solo Jack? Ma le voci le sente lui o ci sono?
In realtà anche Danny e Wendy sentono e vedono cose strane, e poi man mano che ci avviciniamo al finale capiamo che l'albergo sembra davvero posseduto da un plotone di presenze ultraterrene, ma potrebbe benissimo trattarsi di un romanzo sul disfacimento psicologico di un uomo qualunque in preda al fallimento personale.
Comunque, la parte paranormale è importante e bella presente. Già nel 1972 sembra che King si fosse cimentato nella stesura di un romanzo, mai venuto alla luce, intitolato Darkshine, che racconta di un ragazzino con poteri psichici (ambientato in un parco dei divertimenti “diverso”; io non sarei del tutto sicuro che questa storia alla fine non sia diventata Joyland, pubblicata nel 2013 e ambientata in un parco dei divertimenti in North Carolina nel '73).
Il racconto della casa stregata è un classico che King avrebbe voluto affrontare con grande piacere (ce lo dice anche in Danse Macabre), e questo lo è sicuramente. Anche perché, stando a quanto racconta l'espertissimo Beahm, prima di iniziare Shining, King aveva già terminato Uscita per l'inferno (Roadwork) e la novella The Body (entrambi pubblicati negli anni '80), racconti sicuramente meno "paranormali" e più calati nella realtà.
E che Stephen avesse voglia di collocare l'Overlook nel regno delle Case Infestate sta nel fatto che la prima stesura del romanzo aveva un prologo di una quarantina di pagine in cui viene narrata brevemente la storia maledetta dell'hotel; credo tra l'altro che stia per uscire proprio un film chiamato Overlook Hotel con i diritti acquisiti dalla Warner sul libro, anche con scarsa convinzione dello stesso King. O almeno ne era poco convinto in un'intervista a MTV del 2013, in cui dichiarò:
Am I eager to see that happen? No I am not. And there’s some real question about what rights Warner Bros. does still have.
(traduco alla mia maniera: sono impaziente di vederlo succedere? No, non lo sono. E c'è qualche ragionevole dubbio su quali diritti avrebbe ancora la Warner Bros.)
Per la cronaca, esistono anche quattro “pagine fantasma” alla fine del romanzo, saltate fuori soltanto nel 2016. Entrambe le parti (intitolate rispettivamente Before the play e After the play) sono state pubblicate nella versione Deluxe della Cemetery Dance Publications a metà del 2017.
La storia di Shining diventò, come detto all'inizio, un must e una pietra miliare per l'orrore dell'ultima metà del Novecento, senza esagerare. Infatti per anni nessuno osò riprendere in mano i personaggi di questa storia per aggiungere parti non necessarie. Però il fantomatico spettatore a un reading tenutosi il 19 novembre 2009 al Canon Theatre a Toronto, chiese a King cosa fosse successo in tutti questi anni a Danny. King non si fece pregare troppo e già l'1 dicembre del 2009 apparve su suo sito un sondaggio in cui i lettori potevano votare su un sequel di Shining o un ulteriore capitolo de La Torre Nera. Vinse il sequel di Shining, di cui però ti racconterò a parte (comunque si intitolerà Doctor Sleep e sarà pubblicato nel 2013).

In quella miniera di informazioni che è il libretto L'orrore secondo Stephen King del 1999, viene raccontato (e riportato anche da Wikipedia) che la versione rilegata della Doubleday vendette 47000 copie e quella paperback della New American Library ben 4 milioni. Tutto vero, anche se in realtà si trattava di dati riportati nel momento delle interviste (rispettivamente 1977 e 1981), quindi probabilmente i numeri reali sono ben più alti!
In Italia uscì nel maggio del 1978 per la Sonzogno, con il mirabolante titolo Una splendida festa di morte. Questa volta gli editori italiani si erano dati da fare di brutto! Però è anche un bel motivo per alimentare del sano collezionismo, quindi nonostante la mia beffarda ironia, ben vengano anche queste singolarità storiche.
Concludendo, temevo un po' questo post, visto che racconta di un libro conosciuto da mezzo mondo, quindi sicuramente sarò caduto in qualche imprecisione, che ti prego di segnalarmi se la trovi. Quello che però mi terrorizza è il prossimo articolo, visto che dovrò misurarmi con quel macigno di Storia, su cui hanno scritto le più articolate dissertazioni e le più bislacche teorie: il film Shining di Kubrick (ed altre ghiottonerie tratte da questo libro).
Max Pinkle

PS: niente da dire sulla mia versione, una Grandi Tascabili Bompiani col faccione arrabbiato di Jack Torrance a guardarti male... cos'hai combinato per farlo arrabbiare?
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