001 - CARRIE
- Max Pinkle
- 29 dic 2017
- Tempo di lettura: 9 min
Aggiornamento: 31 dic 2017
ROMANZO
Prima pubblicazione: 5 aprile 1974
Casa editrice: Doubleday
Nr. pagine: 199
Prima edizione in Italia: febbraio 1977 - Sonzogno

Quale miglior modo per cominciare quest'avventura, se non dal suo inizio? Cioé dal primo romanzo che King è riuscito a farsi pubblicare, nel lontano 1974.
Prima di entrare nel succo del discorso vorrei premettere due cose: la prima, doverosa, è che ciò che stai leggendo è l'opera di un semplice fan, con notizie che potrai reperire e verificare facilmente su internet, ma se per caso noti strafalcioni o errori, piccoli o madornali, sei gentilmente pregato/a di segnalarmeli nei commenti o su Facebook.
La seconda, altrettanto doverosa premessa è che questo sito conterrà una sfilza smisurata di SPOILER!!!
Non riuscirò infatti a descrivere le opere di un autore senza raccontarne la trama
e i fatti salienti, pertanto, se non hai ancora letto questo libro o visto i film ricavati da questa storia, ti rovinerò il finale!!!

GENESI E PUBBLICAZIONE
Fatte le dovute premesse, torniamo approssimativamente nell'estate del 1972: narra King stesso che la prima stesura di Carrie era nelle intenzioni un racconto breve da pubblicare sulla rivista Cavalier e che la sua prima versione di poche pagine fu buttata nel cestino della carta straccia dallo stesso King poco soddisfatto e ispirato. La moglie Tabitha, ripescando e leggendo quei fogli, lo incoraggiò invece a proseguire e sviluppare la storia, che così divenne un romanzo di quasi 200 pagine.
Non vorrei infilarmi nei fatti biografici dell'autore, semplicemente perché non ne so abbastanza, ma in alcuni saggi e interviste lui stesso ha parlato di questa fase della sua vita, e il succo del discorso è: in quel periodo la famigliola King viveva in una specie di camper/abitazione a Hermon, nel Maine; lui scriveva con una macchina da scrivere presa in prestito dalla moglie, lavorava come insegnante alla Hampden Academy (arrotondando in estate alla lavanderia New Franklin Laundry), guadagnava 6.400 dollari all'anno e afferma che se le cose fossero proseguite in quel modo, probabilmente nel giro di poco tempo avrebbe dato un taglio netto a quel poco produttivo "hobby" della scrittura.
Invece riuscì a dare un taglio netto alla propria linea telefonica, per risparmiare qualche dollaro, e la storia narra che Bill Thompson, editor alla Doubleday, non riuscendo a contattarlo telefonicamente fu costretto a comunicargli con un laconico telegramma la notizia seguente:
Carrie Officially A Doubleday Book. $2,500 Advance Against Royalties. Congrats, Kid - The Future Lies Ahead, Bill."
Che tradotto da me fa più o meno: "Carrie ufficialmente un libro Doubleday. $2.500 di anticipo sulle royalties. Congratulazioni, ragazzo - Il futuro è davanti a te, Bill."
La faccio breve: la versione hard-cover (cartonata) di Carrie vide gli scaffali delle librerie con una tiratura di circa 30.000 copie nell'Aprile del '74 (e le vendite arrivarono a circa 13.000 copie), ma già il 13 Maggio del '73 la Signet Books propose a Stephen King la cifra di $400.000 per i diritti sull'edizione paperback, che poi vendette un milione di copie il primo anno di uscita.
Detto tra noi, se hai per le mani una delle 13.000 della prima edizione cartonata Doubleday tienila bene, considerato che viene scambiata a cifre con tre zeri (non mi credi? Qui hai le prove).
Nel giro di un paio d'anni la carriera di Steve decollò. Col botto! Non era scontato. Sì, da come l'ho raccontata potresti pensare "che culo, questo scrive il suo primo romanzetto e diventa milionario!", ma è soltanto perché te l'ho raccontata male: c'è un sacco di produzione di King pre-Carrie, una serie di racconti già pubblicati su riviste (tendenzialmente su riviste per uomini, come Cavalier o Penthouse), più alcuni romanzi. George Beahm ne conta sei, ma King, in On Writing (2000), parla di tre: Ossessione (Rage), La lunga marcia (The lonk walk) e L'uomo in fuga (The running man), tutti pubblicati siccessivamente sotto lo pseudonimo Richard Bachman, ma ci torneremo su. Questo era soltanto per far capire che dietro la "prima" opera di King, com'era intuibile, ci sono anni di lavoro pregresso.
Comunque credo di poter dire che da quell'anno in poi non sia più calato il vento nelle sue ricche vele, che io sappia.

TRAMA
Carrie (Carrietta) White è una 16-enne che vive a Chamberlain, Maine (la prima di numerose località inventate dal signor King durante la sua carriera), frequenta la high school locale ed è quindi alle prese con le battaglie quotidiane di qualsiasi ragazzina in piena pubertà: il bullismo, l'amore impossibile e la brutalità della “selezione naturale scolastica”. Oltre ai problemi ordinari della sua adolescenza, Carrie ha un paio di altri carichi da sopportare: da una parte la madre Margaret, una fondamentalista Cristiana che trova in Cristo e in una biblica severità punitiva le risposte a tutti i problemi, e dall'altra il dono terribile della telecinesi, ovvero (lo spiego come se qualcuno qui non avesse mai visto un film horror degli anni '70-'80) la capacità di spostare gli oggetti col pensiero.
Il romanzo, a proposito di pubertà, non ci delude: comincia col mestruo e una pioggia di assorbenti! Di parola, no? La scena della doccia è ormai mitologica: Carrie, dopo l'ora di ginnastica (scusami, sono antico, “educazione fisica” non fa parte del mio vocabolario) è negli spogliatoi femminili a fare la doccia con le altre compagne. In quel momento le arriva il suo primo ciclo, ma non avendo ricevuto alcuna educazione sessuale da parte della madre che lo ritiene peccaminoso, vedendo il sangue uscire dal proprio corpo, crede di avere un male che la farà sanguinare a morte e si dispera. Le compagne, comprensive come soltanto una classe di sedicenni con l'amica sfigata sa essere, la deridono e iniziano a lanciarle addosso un mare di assorbenti. Carrie sbrocca e si accascia al suolo, finchè interviene l'insegnante di ginnastica, Miss Rita Desjardin. Capisce che Carrie non ha idea di cosa le stia capitando, la tranquillizza e la porta dal preside per firmare l'uscita anticipata da scuola. Già in queste prime scene abbiamo degli assaggi dei poteri telecinetici di Carrie: il passaggio che mi piace di più è quando il direttore della scuola continua a sbagliare il nome della ragazza e lei a un certo punto esplode e “lancia” il posacenere in terra con la mente; è un momento per certi versi quasi comico: potrebbe ricordare il megadirettore galattico che parla a Fantozzi chiamandolo Fantocci o Bombacci, ma invece racchiude in sé una certa serietà e segna un canone dell'horror moderno, cioé l'istante in cui nella realtà quotidiana si introduce l'evento paranormale che darà inizio al disastro.
Carrie, arrivata a casa, trova la tipica accoglienza e comprensione materna: Margaret la rinchiude nel prayer closet (lo sgabuzzino delle preghiere) e la costringe a chiedere perdono a Cristo per il suo peccato. Miss Desjardin, invece, mette in punizione le ragazze colpevoli dell'atto di bullismo, capitanate da Chris Hargensen, la più acida e combattiva di tutte. La punizione consiste in ore supplementari di ginnastica per la classe, ma Chris si rifiuta e quindi si abbatte su di lei il peggiore dei castighi: le viene vietata la partecipazione alla prom night, cioé il ballo di fine anno.
Questo ci porta nell'ambiente della tipica high school americana, di cui noi italiani capiamo molto per via di una certa cultura pop cinematografica arrivata fin qua da oltreoceano. King vuole darci un assaggio di vita quotidiana calandoci in una specie di universo in stile Grease, un vero tuffo nella cultura scolastica U.S.A. più popolare e meravigliosamente scontata.
Andando avanti nella teen-story, Sue Snell, una delle compagne colpevoli dell'episodio dello spogliatoio, sente di doversi scaricare dal rimorso, e chiede a Tommy Ross, il suo ragazzo (e ovviamente il paradigma del ragazzo “popolare” della scuola, campione di football, bello e sicuro di sé) di invitare Carrie al ballo scolastico. Carrie è ovviamente spaventata da questo invito: da una parte sospetta che sia una scusa per ingannarla e prenderla in giro nuovamente, dall'altra inizia una crisi di fiducia con sua madre, che le vieta categoricamente questa peccaminosa evenienza. Da brava madre Cristiana, quello che pacatamente le dice è:
I ragazzi. Certo, dopo vengono i ragazzi. Dopo il sangue, arrivano. Come una muta di cani che annusano e sbavano cercando di scoprire da dove viene l'odore. Quell'odore!
Il litigio con la madre finisce con Carrie che si autodetermina: per la prima volta si ribella e decide di accettare l'invito di Tommy. Nel fare questo fa svolazzare un paio di oggetti per la stanza, tanto per sottolineare chi ha il vero potere. Questo fa cambiare gli equilibri in famiglia, ma noi lettori intuiamo che non è una cosa del tutto rassicurante.
Un'altra cosa che scopriamo è che, nonostante Sue Snell e Tommy Ross siano in assoluta buona fede, chi ha deciso di vendicarsi di Carrie è Chris Hargensen, esclusa dal ballo, e il suo balordo fidanzato (“balordo” è una parola che in un film americano ci sarebbe stata benissimo, per questo la uso): Billy Nolan. Lui è il classico teppistello, quello che guida veloce la sua convertibile mentre beve lattine di birra, fuma, ha una piccola gang e un coltello a serramanico nella tasca dei jeans (questo lo aggiungo io, ma sono sicuro che da qualche parte Billy Nolan dovesse avere un butterfly, che ci sia o meno nel romanzo). La vendetta sarà crudele: i ragazzacci vanno in un allevamento locale, sgozzano un maiale, riempiono un secchio del suo sangue e decidono di utilizzarlo per umiliare Carrie durante il ballo.
Arriva il momento fatidico. Carrie è bellissima, Tommy è bellissimo, gli amici di Tommy sono cordiali e accoglienti nei suoi confronti. Come a ogni ballo di fine anno, vengono eletti una Reginetta e un Re (o Reginetto?) e, dopo alcune losche macchinazioni, gli eletti sono (incredibile, no?) proprio Carrie White e Tommy Ross. Si posizionano sul palco, ma il secchio è stato collocato proprio sopra di loro, e nel giro di pochi secondi Carrie si ritrova ricoperta di sangue di scrofa dalla testa ai piedi.
(Mi vergogno un po' a scriverlo, ma Tommy è messo k.o. dal secchio! Ecco, questo dettaglio è quello che mi sembra più ridicolo: o il secchio pesava un quintale o Tommy aveva la testa molto morbida, ma quella di uccidere un personaggio tramite “trauma da secchio vuoto” mi sembra il meno credibile degli escamotage.)
Comunque il trauma vero lo subisce Carrie, che è umiliata su un palco, derisa dal pubblico (questo è in parte frutto della propria immaginazione, che asseconda i suoi sospetti, cioé che tutti avrebbero atteso la sera del ballo per bullizzarla di nuovo) e si sente disperatamente vulnerabile e vuota. Inizia quindi a scatenare i propri poteri per distruggere la sala da ballo ed uccidere i presenti.
Dopo questa scena, l'apocalisse si sposta per strada, dove Carrie, fuori di sé, punisce l'intero abitato di Chamberlain per le proprie sfortune. La distruzione è memorabile, con esplosioni di pompe di benzina, cavi elettrici imbizzarriti per strada, idranti divelti e altre vittime. Carrie semina il terrore, ma in realtà è lei ad essere terrorizzata, e dove va per cercare rifugio? Sì, hai indovinato: dalla mamma!
Il ritorno a casa White non è però un'esperienza meno traumatica di quelle appena vissute, visto che la signora Margaret aveva già pianificato di estirpare il Male da Carrie a coltellate. Durante l'assalto materno la ragazza è ferita gravemente, ma ormai il suo potere è scatenato e per lei è facile fermare il cuore della madre con la telecinesi, aumentando comunque il proprio senso di smarrimento.
Carrie esce di casa (non senza demolirla), poi ritorna per le strade di Chamberlain e il libro termina con due incontri: uno con i fuggitivi Chris e Billy, che avranno la peggio, soddisfacendo il nostro senso di attrazione per le cose che vanno come dovrebbero andare. L'altro incontro, che chiude il libro, è con Sue Snell, uscita di casa alla ricerca proprio di Carrie, che ritrova in fin di vita in mezzo a quella strada dove ha stecchito i cattivi fidanzati. Fra loro due avviene un dialogo telepatico, dal quale Carrie capisce le intenzioni positive di Sue nel proporle di partecipare al ballo scolastico col suo ragazzo: un momento pacificatorio che ci lascia con la rassicurante sensazione di conti fatti.
Poi Carrie muore. (Senti, te l'avevo detto che questo blog contiene spoiler, adesso non lamentarti!)
Alcuni paragrafi concludono la storia riportando articoli di giornale fittizi e lasciandoci con il dubbio che da qualche parte nel mondo esista un'altra bambina telecinetica (questo finale che suggerisce una possibile ripartenza di tutto il Gran Casino è ormai diventato un classico paradigma dell'horror anni '80).

UN ULTIMO PENSIERINO
Da dove nasce questa storia? King ce lo racconta bene nel suo saggio On Writing, uscito nel 2000. Non riporto qui l'intera serie di aneddoti, ma giusto un paio.
Un primo momento di ispirazione nasce quando, quasi ventenne, prestando servizio come bidello presso una scuola superiore, King si trova a dover pulire lo spogliatoio e le docce femminili e vede un distributore di assorbenti. In quella sala inizia ad immaginare la scena iniziale.
Idea numero due: un articolo su Life suggerisce la possibilità dei fenomeni di telecinesi, riferendo che sarebbero molto più evidenti su soggetti giovani, soprattutto ragazze durante la loro adolescenza (detto fra me e te, mi chiedo di quali altre stronzate abbia mai parlato la rivista Life, credevo fosse seria). Ma perché una storiella di teenager nude che tirano assorbenti nelle docce degli spogliatoi poteva avere un qualche futuro editoriale, secondo il prossimo Re dell'horror? Beh, perché Cavalier aveva già pubblicato numerosi suoi racconti e perchè Playboy arrivava a pagare fino a 2.000 dollari per una buona storia, e per quelle riviste "per soli uomini" quella sì che poteva essere una Buona Storia!
Così, con un'idea che King stesso non riteneva nemmeno troppo matura (anche se poi l'ha sviluppata meglio di quanto volesse fare all'inizio), ha ottenuto il passaporto per la fama e la longevità nel mondo dell'editoria.
Secondo me questo romanzo è semplicissimo ed efficace, ed ha creato uno dei personaggi più famosi di King e del genere horror. Da Carrie sono stati tratti ben 4 film e un musical per Broadway. Ovviamente di questi prodotti, quello che ha aiutato ad incastonare nella Storia il personaggio di Carrie White è stato senza dubbio Carrie del 1975 di Brian De Palma, quello a cui nella versione italiana è stato appioppato l'inutile suffisso Lo sguardo di Satana.
Ma di tutto questo ti racconterò nel prossimo post.
Max Pinkle

PS: per la cronaca, io possiedo questa edizione qua raffigurata, con la Boldrini in copertina...
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