006 - Shining - I film
- Max Pinkle
- 29 gen 2018
- Tempo di lettura: 11 min
Credo che dovrei avvisarti di possibili spoiler presenti in questo post, ma credo anche che se non hai mai visto questo film assomigli molto a qualcuno che è vissuto su Marte negli ultimi 40 anni. Scherzo, non offenderti. È soltanto per dire che il film di cui ti sto per parlare si trova nelle top ten di qualsiasi best-of dei film horror di tutti i tempi. Se non mi credi cerca su internet qualsiasi classifica, vedrai che se non è entro quei primi dieci ti potrei pagare una cena, ma anche non lo fosse sarebbe comunque nella fottuta lista! Quindi ecco qua, dopo averti raccontato il libro, andiamo al cinema: si spengano le luci...
SHINING
FILM

Titolo originale: The Shining
Data di uscita (USA preview): 23 maggio 1980 – Los Angeles e New York
Data di uscita (USA): 13 giugno 1980
Data di uscita (Italia): 22 dicembre 1980 Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Diane Johnson
Company: Warner Brothers
Durata: 146 min
Formato: 1.37:1
Budget: $19.000.000
Incasso USA al 31 dicembre 1980: $44.400.000
Classifiche a parte, su questo capolavoro del cinema del 1980 è stato scritto e detto un sacco. Su Youtube ci sono letteralmente ore di video che sondano ogni piega del film, svelando e raccontando significati palesi o reconditi da svariati punti di vista: ci vengono elargite analisi complessive dell'intera pellicola, disamine sui significati meno palesi; si può zoomare ancora di più nei dettagli, cercando video in cui ci viene spiegato il perchè dell'inquadratura finale, o ci viene mostrato qualche making-of. Per divertirti ancora di più puoi andare oltre e passare a teorie interpretative ancora più entusiasmanti, come il significato nascosto dell'uso del colore nel film, del numero 237 , della misteriosa scena dell'uomo col costume da orso, nonché intere dissertazioni sul simbolismo degli Illuminati che il regista avrebbe smaniato di inserire dappertutto o sul fatto che questo film sarebbe in realtà l'evidentissima confessione in cui Kubrick ammette di aver girato il film sull'allunaggio dell'Apollo 11 (ovviamente dando per scontato che questo evento non sia mai realmente accaduto).
Attendo con ansia altre interpretazioni, come il legame fra Kubrick e lo chef Cannavacciuolo o l'analogia fra il triciclo di Danny e la moto di Fonzie in Happy Days, ma per intanto mi interrogo seriamente su una cosa: IO posso aggiungere qualcosa di interessante su Shining? Ovviamente no. Infatti l'unica maniera che ho per cavarmela, dopo questo popò di premesssa in cui spero di averti trasmesso la risonanza storica di questa pellicola, è di scriverne allo stesso modo in cui ti esporrei un film qualsiasi: dall'inizio.
Nel 1975 Stanley Kubrick diresse Barry Lyndon, un film molto lungo e molto lento su un Irlandese alla ricerca di affermazione aristocratica nel 1700. Fu un flop commerciale e quindi il regista decise di mettersi al lavoro su un'opera più popolare. Secondo il biografo di Kubrick, Vincent LoBrutto, questi si chiuse in ufficio con una pila di libri horror per dei giorni alla ricerca di ispirazione e la trovò nella lettura di Shining di Stephen King.

Jack Nicholson fu scelto fin da subito per interpretare Jack Torrance, Shelley Duvall per il ruolo di Wendy. I due co-protagonisti sono immensi: le parti dei due attori furono difficilissime, anche emotivamente, perché Kubrick era un perfezionista, esigente e decisamente rompipalle. Il livello di stress sul set era altissimo, il regista costringeva i suoi attori a continue take ripetitive, tanto che Nicholson alla fine della giornata di riprese collassava sul letto sfinito, mentre la Duvall soffrì di crisi di esaurimento, perdita di capelli e mancamenti, com'è ben visibile nel documentario dell'allora diciassettenne Vivian Kubrick, figlia del regista, che ci porta a curiosare dietro le quinte. Nel suo making of di mezz'ora si osserva la grande personalità di Nicholson e qualche momento di crisi; come la confessione di Shelley Duvall di essere innervosita dagli ossequi esagerati dei vari ospiti al Primo Attore e la severità snervante di Kubrick nei suoi confronti (ammette però che tutto questo ha contribuito alla grandiosità e spontaneità del risultato finale).
Kubrick non era sadico, era soltanto mono-tematico e fissato col risultato. Purtroppo, però, per ottenerlo utilizzava tutti i mezzi di pressione psicologica a sua disposizione. Ad esempio per mantenere Nicholson nervoso e irritato per la parte richiesta, gli fece servire soltanto sandwich al formaggio, odiati dall'attore, per due settimane.

Il regista si accanì particolarmente contro la Duvall, probabilmente perché la sua visione di Wendy Torrance era quella di una donna fragile, prostrata e indebolita dallo stress, e tentò di trasmettere una costante insicurezza all'attrice anche fuori dalle riprese, convincendo i membri dello staff a non essere troppo empatici con lei. L'attrice stessa racconta questo, e considera Shining come il lavoro più difficile di tutta la sua carriera. Lo stesso Jack Nicholson la elogiò apertamente, ammettendo che lei ebbe
the toughest job that any actor that I've seen had
(il lavoro più duro di ogni attore che abbia mai visto)
King non apprezzò il taglio dato al personaggio di Mrs. Torrance, trovandola troppo debole e vulnerabile fin dall'inizio, mentre la “sua” Wendy era piuttosto una bionda ex-cheerleader con pochi problemi “veri” prima di discendere nella spirale di violenza all'Overlook Hotel. Lo stesso pensava di Jack Nicholson, un attore dall'espressione troppo caratteristica e poco simile all'uomo qualunque che King aveva in mente. Di lui disse che sembrava pazzo fin dall'inizio, quindi inefficace. Non è mistero che King disdegnò il risultato finale. Mi chiedo ancora come si possa non apprezzare questo film, ma lo capisco, perchè Kubrick ha dato un taglio molto personale alla storia, cambiando molti aspetti e anche il carattere dei personaggi. La trama è lì, non ci piove, ma il taglio di Kubrick è cinico e glaciale.
Effettivamente già dalla prima telefonata fra King e Kubrick emerse una differenza di vedute fra l'ateo regista e lo scrittore che lo informa che molti americani temono veramente la dannazione, l'inferno e l'eterna condanna dell'anima (questo a proposito dei fantasmi che popolerebbero l'hotel). Kubrick decise infine di non leggere nemmeno la sceneggiatura stesa da King e di riscriverla completamente, con l'aiuto di Diane Johnson. Lo scrittore non trovò il film particolarmente spaventoso, ma alla fine concluse che Kubrick realizzò un film in grado di “ferire le persone”. In questo ha perfettamente ragione. E sono convinto che il regista non lo considererebbe un difetto.

I dialoghi degli attori furono riscritti parecchie volte durante lo svolgimento delle riprese, senza dare tregua agli attori, che dovevano imparare le novità in pochissimo tempo. Per distinguere le parti aggiornate, lo stesso Kubrick utilizzava fogli di colore diverso per ogni versione, che batteva personalmente a macchina sul set. Le sue pretese non finivano qui: oltre alla ripetizione continua delle scene (la ripresa dello sfondamento della porta del bagno con l'ascia fu ripetuta per tre giorni di fila, utilizzando una sessantina di porte!), esigeva che i membri effettivi del cast fossero presenti durante le prove delle luci sul set, costringendoli ad un lavoro che di solito è eseguito da comparse “segnaposto”.

Danny Torrance è interpretato dal piccolo Danny Lloyd, scelto dopo sei mesi di colloqui con bambini fra Chicago, Denver e Cincinnati, per ottenere un accento a metà strada fra quello di Nicholson e della Duvall. Il regista notò la sua capacità di rimanere serio e concentrato per un tempo prolungato, una caratteristica incredibilmente rara in un bambino di sei anni. Fu molto protettivo nei suoi confronti, non volle fargli sapere la vera trama del film e infatti all'attore fu permesso di vedere il film completo soltanto 11 anni dopo le riprese, a diciassette anni (mi chiedo come). Era senz'altro un piccolo attore molto promettente, ma dopo un solo altro film per la TV nell'82, tornò a scuola e diventò insegnante di biologia, abbandonando il cinema.

Altra interpretazione magnifica fu quella di Scatman Crothers nei panni di Dick Hallorann, il cuoco dell'Overlook Hotel. L'attore (del 1910, purtroppo morto di cancro ai polmoni nell'86), scelto su raccomandazione di Nicholson, si trovo così spiazzato dal primo impatto con Kubrick, che dopo un centinaio di ripetizioni della prima ripresa pianse di sollievo appena il regista la trovò buona. Poteva così finalmente passare alla seconda scena; un discreto incubo, non trovi?
Oltre agli attori, una parte importantissima dell'effetto del film furono le riprese innovative e dinamiche. Nella scena iniziale, una bellissima ripresa del Saint Mary Lake con la sua isoletta centrale (Wild Goose Island) nel Glacier National Park in Montana, e nel volo sopra il Maggiolino giallo che si inerpica lungo la Going-to-the-Sun Road, vediamo il movimento continuo e fluido (in questo caso si trattava di riprese dall'elicottero stabilizzate) che ritroviamo anche nelle take all'interno del teatro di posa (gli EMI Elstree Studios a Borehamwood, Hertfordshire, Gran Bretagna), grazie al lavoro dell'operatore Garrett Brown, l'inventore della Steadicam in persona.
L'esempio più famoso credo sia la ripresa del triciclo di Danny nei corridoi dell'albergo, o dell'inseguimento finale fra Jack e il bambino nel labirinto di siepi innevato.
(Hai notato che il personaggio Jack è impersonato dall'attore Jack e il personaggio Danny dall'attore Danny? Sospetto che avrei potuto scrivere questa frase in una maniera più concisa, ma in questo momento sono stanco e provato da questo mio estenuante tema su Shining, cerca di capirmi!)
La location scelta per le riprese dell'albergo che non furono riprodotte nel teatro di posa (soprattutto esterni) fu il Timberline Lodge, un resort sui monti Hood, Oregon. I proprietari chiesero di cambiare il numero della camera 217 in 237 (inesistente), per paura che i clienti potessero scaramanticamente disdire le prenotazioni in quella stanza. Ironia della sorte, dopo l'uscita del film furono proprio i clienti a chiedere di poter alloggiare nella 237 (sempre inesistente).
Non vorrei addentrarmi troppo nei tecnicismi, perché non è assolutamente il mio campo e scriverei delle baggianate incredibili, quindi ti mando a fare un giro su Imdb, dove vengono riportati un sacco di dettagli tecnici, errori e curiosità.

Come già detto, il film è diventato memorabile. All'inizio la critica si divise molto, ma col tempo è diventato una pietra miliare, con le sue scene immortali: la porta del bagno fracassata a colpi di ascia, Jack congelato nella siepe, Jack che batte a macchina il suo delirante romanzo nella grande hall vuota, il dialogo immaginario col barista Lloyd, il bacio nella stanza 237 con la ragazza nuda che si trasforma in un cadavere macilento, Danny che muove il dito mentre parla con l'amico immaginario Tony, la scritta REDRUM sullo specchio, le gemelle e l'ascensore che riversa sangue.
Ciononostante, King continua a considerare lo Shining kubrickiano (si dice?) un film poco riuscito e rimane di questa opinione finché, nel 1997 non si mette alla guida di un progetto ambizioso: quello di realizzare il VERO Shining, così come concepito da lui stesso.
Un atto di giustizia! Risultato: un imbarazzante confronto fra un gigante del cinema e un nano delle miniserie TV, uscito nel 1997. Tieniti forte!
SHINING
MINISERIE TV – 3 puntate

Titolo originale: The shining
Data di uscita (USA): 27,28 aprile e 1 maggio 1997 - ABC
Data di uscita (Italia): 1 gennaio 2001 - Italia 1
Regia: Mick Garris
Sceneggiatura: Stephen King
Company: Warner Brothers Television
Durata: 273 min
Formato: 1.33:1
Budget: $25.000.000
Come detto, l'intenzione di King era chiara: ristabilire la verità. O meglio, la SUA verità. Ovvero far riemergere la storia come l'aveva concepita nel romanzo, tolto il peso enorme del genio di Kubrick.
Abbiamo già visto come in diverse occasioni lo scrittore aveva manifestato dubbi sull'operato del regista, ma dalla produzione di questa sua versione in poi non più: quei furbacchioni della ABC acconsentirono alla realizzazione della serie soltanto in cambio dell'impegno di King a non esternare più il suo giudizio negativo sul film di Kubrick. Hanno anche aggiunto "tiè".
Per la sceneggiatura lo scrittore si fidò di se stesso, mentre per la regia si affidò alle mani abili di Mick Garris, con cui nel '92 aveva già collaborato per la realizzazione de I sonnambuli (una sceneggiatura originale scritta appositamente per il film, mai pubblicata in forma cartacea), e nel '94 per la trasposizione televisiva de L'ombra dello scorpione.
A me piace ironizzare all'idea che qualcuno osi cimentarsi con Shining dopo il capolavoro del 1980, ma devo ammettere che queste 5 ore di film non sono neanche malaccio, e soprattutto riescono nell'intento di raccontare la vicenda così come la troviamo nel romanzo.
Già la scelta della location è una dichiarazione d'intenti: infatti parte delle scene furono girate allo Stanley Hotel di Estes Park, Colorado, l'albergo da cui King prese ispirazione per la stesura del romanzo, come ti ho raccontanto nello scorso post; e comunque tutta la serie fu girata soprattutto in Colorado e parzialmente in Florida, guarda caso proprio le uniche due location geografiche in cui è ambientato anche il romanzo.

Così, grazie anche ad una maggiore minutaggio a disposizione e agli effetti speciali incredibilmente più efficaci di quelli che aveva a disposizione Kubrick 17 anni prima, ritornarono alcuni dettagli esclusi dal primo film. Uno su tutti le siepi a forma di animali al posto del labirinto: nel romanzo queste hanno una parte fondamentale, ma nel film del 1980 furono escluse per la difficile realizzazione grafica. Altra scena ricomparsa è l'incidente del nido di vespe sul tetto dell'albergo, anche questa abbastanza importante e realizzata con computer grafica. E infine il manicotto antincendio che minaccia Danny animandosi da solo, una scena che da sola costò trentamila dollari.
Altre scene riapparse sono indipendenti dai mezzi tecnologici: ad esempio viene ridato il giusto peso all'alcolismo di Jack Torrance, un pilastro del romanzo appena sfiorato da Kubrick (anche se il barman Lloyd è geniale!); ci viene narrata la storia di Horace Derwent, il precedente proprietario dell'hotel, e il rapporto di Jack Torrance col padre. Fino ad arrivare a minuziosi dettagli: come nel libro, Wendy torna a essere bionda, il numero della stanza maledetta torna a essere il 217, il Maggiolino VW dei Torrance torna a essere rosso, Jack torna a impugnare una mazza da roque invece che un'ascia.

Il cast è valido, ma qui purtroppo né Steven Weber nei panni di Jack Torrance, né Rebecca De Mornay nei panni di Wendy, riescono a farci dimenticare la coppia Nicholson-Duvall e la loro recitazione a dir poco geniale. Nessuno potrebbe, a mio parere. Quindi, onore a loro che ci hanno provato e che comunque sono in grado di trasmetterci la trama in maniera convincente. Bravo è anche il piccolo Courtland Mead, all'epoca 10 anni, che ce la mette tutta per impersonare Danny (anche lui però non può fare nulla contro il movimento del ditino di Danny Lloyd mentre parla a Tony allo specchio).
Totalmente superflua è invece proprio la visione dell'amico immaginario Tony, impersonato da Wil Horneff, che sembra un incrocio fra Harry Potter e un secchione delle superiori: questo sì poteva rimanere invisibile! Mica per l'attore, poraccio, ma per come l'hanno buttato lì.
E' curiosa la presenza di numerosi cameo: uno da parte dello stesso King, che impersona il direttore d'orchestra durante il grande ballo nella hall dell'albergo. Tra l'atro tale direttore si chiama Gage Creed, per i conoscitori del Re un nome familiare: è il bambino che le combina tutte in Pet Sematary (cosa non si scrive pur di evitare uno spoiler!). Abbiamo poi Frank Darabont, regista amico di King dai tempi de Le ali della libertà (1994) che passava di lì (sembra una stronzata, ma passava proprio di lì!) per comunicare allo scrittore l'inizio delle lavorazioni a Il miglio verde (1999). Steve gli chiese di rimanere per recitare qualcosa nel film, e il povero Frank diventò un fantasma dell'Overlook. Un ultimo cameo lo troviamo nella scena in cui il cuoco Hallorann prende a noleggio una motoslitta: l'inserviente è il mitico Sam Raimi, regista de La Casa (fantastico, visto e rivisto almeno dieci volte!) e poi dei vari Spiderman (mai visto uno).
Non credo di dover aggiungere altro, se non che le critiche alla serie furono molto positive (alla faccia della mia stupida ironia): vinse anche un Emmy Award per il make-up e il montaggio sonoro nel '97, e un Saturn Award consegnato a Weber nel '98 per l'interpretazione di Jack Torrance . A vederla adesso questa miniserie sembra datata, ma probabilmente per l'epoca era molto ben fatta e all'avanguardia. In fondo parliamo di un prodotto per la televisione di 21 anni fa!
(non dirlo a nessuno, ma comunque non batte neanche da lontano quello per il cinema di 38 anni fa!)
Ok, abbiamo finito con Shining. Quasi.
Per essere precisi precisi, esisterebbe anche un cortometraggio di 3 minuti, uscito nel 2010 per la regia della giovane attrice Charlotte Buck, a titolo The charning. Imdb lo definisce A role play experiment of a scene from Stanley Kubrick's 'The Shining', quindi una sorta di scena-reality girata fra la gente o qualcosa di simile? Purtroppo non sono riuscito a trovare niente, soltanto deboli tracce cosmiche in giro per la rete, quindi se ne sai qualcosa commenta pure qua sotto, così in questo post accontentiamo anche i completisti più accaniti.
Adesso abbiamo finito davvero. Nella prossima puntata ti racconterò la nascita di un certo Richard Bachman e la sua prima apparizione nelle librerie: Ossessione. Max Pinkle PS: stavolta non ho voglia di fare foto ai miei DVD: li ho, li ho, no te preocupes ;)
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